Trump e Netanyahu siglano la pace sulla pelle die Palestinesi. Il piano di The Donad, 20 punti per far rinascere Gaza, sotto la guida di Tony Blair

Il piano di Trump per la fine della guerra: 20 punti per "far rinascere Gaza". "Accetto", risponde Netanyahu in visita a Washington

Trump e Netanyahu siglano la pace sulla pelle die Palestinesi. Il piano di The Donad, 20 punti per far rinascere Gaza, sotto la guida di Tony Blair

“Il più grande amico di Israele”, da una parte (Donald Trump). “Un guerriero” che Israele è “fortunato ad averlo”, dall’altra (Benjamin Netanyahu). Due grandi amici che insieme ieri hanno deciso di porre fine alla guerra a Gaza. Alle loro condizioni, naturalmente. E grazie a un terzo grande amico, Tony Blair

Le condizioni di Trump

Condizioni che sono contenute nel piano di pace pubblicato ieri dal presidente americano poco prima dell’incontro con l’amico Bibi. Venti punti per porre fine al conflitto di Gaza. Questi i tratti salienti: entro 72 ore dall’accettazione dell’accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, saranno restituiti. Gaza governata da un comitato palestinese temporaneo “tecnocratico” (qualunque cosa voglia dire), sotto la guida di un nuovo “Consiglio per la Pace” internazionale, presieduto naturalmente da Trump, tra i cui membri figura l’ex Primo Ministro britannico Blair.

E ancora, le forze israeliane si ritireranno lungo la linea concordata; tutte le operazioni militari, compresi i bombardamenti aerei e di artiglieria, saranno sospese fino a quando non saranno soddisfatte le condizioni per un ritiro completo e graduale. I membri di Hamas che si impegnano a favore della coesistenza pacifica e della dismissione delle armi riceveranno l’amnistia. A coloro che desiderano lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro verso i paesi di destinazione. Il piano di Trump include inoltre una zona economica speciale con tariffe preferenziali e un comitato internazionale per gli investimenti per la ricostruzione di Gaza. “Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che lo desiderano saranno liberi di farlo e di tornare”, ha detto The Donald.

Una volta liberati gli ostaggi, Israele rilascerà 250 ergastolani più 1.700 cittadini di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre 2023, comprese tutte le donne e i bambini. Per ogni ostaggio israeliano rilasciato, Israele rilascerà i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti. Con l’avanzamento della riqualificazione di Gaza e il “fedele svolgimento del programma di riforma dell’Autorità Palestinese, potranno finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese, riconosciuto come aspirazione del popolo palestinese”, ha aggiunto Trump, “gli Stati Uniti stabiliranno un dialogo tra Israele e palestinesi per concordare un orizzonte politico di convivenza pacifica e prospera”. Che poi ha aggiunto: “Molti Paesi europei amici” hanno “scioccamente” riconosciuto lo Stato palestinese, ma “lo hanno fatto perché sono stanchi di quanto sta accadendo da troppi decenni”.

E dopo la carota, il bastone

Naturalmente, secondo il puro stile Trump, dopo le promesse di ricchezza, è arrivata immediata la minaccia: “Sento che anche Hamas lo vuole (il piano, ndr)”, ma “se Hamas non accetta, sosterrò pienamente Bibi nel fare quello che deve”, ha aggiunto. Da parte sua, il ricercato per crimini contro l’umanità, Netanyahu ha platealmente dichiarato: “Accetto il tuo piano per mettere fine alla guerra a Gaza“. Così da permettere a The Donald di declamare altrettanto platealmente: “questo è un giorno molto, molto importante, potenzialmente uno dei più grandi giorni di sempre per la civiltà”.

Ma Anp e Paesi arabi non vogliono l’ex premier britannico

E, in tutto ciò, i diretti interessati, cioè Autorità Nazionale Palestinese e i Paesi arabi? Pur non interpellati, hanno chiesto subito modifiche. Secondo Channel 12 hanno chiesto di ammorbidire il linguaggio dove si afferma che “Hamas verrà disarmato”, e invece si chiederà ad Hamas di consegnare le sue armi. Inoltre si chiede che il governo del dopoguerra sia più chiaramente allineato con l’Autorità Palestinese. Inoltre si suggerisce che qualsiasi forza di peacekeeping internazionale venga schierata lungo il confine con Israele e non all’interno di Gaza. Tale richiesta, secondo il rapporto, sarebbe stata apparentemente avanzata da Hamas. Infine si afferma che sia l’Autorità Nazionale Palestinese che il Qatar si sono opposti al ruolo dell’ex primo ministro britannico Tony Blair nella supervisione dell’attuazione dell’accordo.