Israele starebbe valutando la possibilità di condurre un nuovo attacco nei confronti dell’Iran, dopo i 12 giorni di guerra del giugno scorso. A rivelarlo è il giornale israeliano Maariv, il quale ha riportato la testimonianza di un Alto ufficiale dell’Idf. “Stiamo monitorando e seguendo ciò che sta accadendo in tutto il Medio Oriente e ciò che viene fatto in Iran”, ha affermato il militare, aggiungendo che “sia Israele che l’Iran sono impegnati in una corsa agli armamenti. Ci stiamo preparando a una serie di scenari e possibilità, uno dei quali è che potremmo essere costretti a intervenire nuovamente contro l’Iran”. “L’Iran ha subito un duro colpo dalle Idf”, ha aggiunto il funzionario, conosce molto bene l’entità del danno subito. Comprende la portata del danno e le capacità di Israele”.
Netanyahu aveva minacciato l’Iran dal podio dell’Onu
Lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu, parlando all’Assemblea Generale dell’Onu lunedì aveva “chiesto il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran”. “L’anno scorso da questo podio ho mostrato questa mappa del terrore dell’Iran che sta rapidamente sviluppando un programma nucleare e di missili balistici. Questi non solo rischiano di distruggere Israele ma mettono in pericolo gli Usa”, aveva dichiarato in apertura del suo discorso alla platea semi vuota delle Nazioni Unite. Inoltre, nel discorso del capodanno ebraico Netanyahu aveva indicato in Teheran proprio il target principale per il 2026.
Attaccare Teheran per rimanere al potere
Secondo alcuni analisti, Netanyahu avrebbe tutto l’interesse ad attaccare l’Iran per conservare l’appoggio dei partiti religiosi, estremamente contrari al piano di Donald Trump per la pace a Gaza. Inoltre, rimanendo a capo del governo durante un conflitto, potrebbe continuare a sottrarsi alla giustizia penale.
le minacce a Tel Aviv delle Guardie della Rivoluzione
Dal canto loro, fedeli al gioco delle parti, gli iraniani lanciano messaggi belligeranti contro Tel Aviv. Pochi giorni fa, parlando alla televisione di Stato, l’ex comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), Mohsen Rezaei aveva lanciato una serie di minacce contro Israele e gli Stati Uniti. Rezaei ha avvertito che l’Iran entrerà in guerra con gli Stati Uniti se Israele dovesse portare un altro attacco unilaterale.
Inoltre Rezaei ha aggiunto che Teheran non accetterebbe alcun negoziato con i paesi occidentali che darebbe a Israele il tempo di prepararsi o rafforzare la propria posizione. “Se la guerra durasse due mesi, oggi non rimarrebbe più nulla di Israele” aveva detto, “Gli israeliani vogliono tentare di nuovo la fortuna militare contro l’Iran. Se ciò dovesse accadere, useremo tutte le nostre forze, cambieremo le nostre linee rosse e accadranno cose che non è giusto che io dica ora”, aveva concluso Rezaei.
Indurite le leggi contro le spie Usa e israeliane
Le autorità iraniane hanno approvato ieri un disegno di legge che inasprisce le pene per i condannati per spionaggio per conto di Israele e Stati Uniti. Il presidente iraniano deve firmare il testo prima che entri in vigore. La legge arriva dopo che decine di persone sono state catturate dalle autorità iraniane con l’accusa di spionaggio all’indomani della Guerra dei 12 giorni.
Il testo prevede “sanzioni più severe per spionaggio e collaborazione con il regime sionista e Paesi ostili, compresi gli Stati Uniti, in materia di sicurezza e interessi nazionali”. Secondo l’agenzia di stampa statale Irna, non viene specificato quali altri Paesi siano stati considerati “ostili”, ma si afferma che “ogni assistenza deliberata è condannata come corruzione sulla Terra”, una delle accuse più gravi in Iran, punibile con la morte.