Donald Trump sembra aver definitivamente cambiato postura nei confronti del conflitto in Ucraina e di Vladimir Putin. Sembrano lontani anni luce i tempi dell’incontro alla Casa Bianca con Volodymyr Zelensky, umiliato pubblicamente in quanto ritenuto il vero ostacolo alla pace con la Russia, così come quelli dell’incontro in Alaska con lo ‘zar’, accolto con tanto di tappeto rosso. Il presidente degli Stati Uniti, che più volte si è detto deluso dal leader di Mosca, nelle ultime ore sta infatti alzando la posta in gioco.
L’ultima novità è stata riportata dal Wall Street Journal, che citando fonti anonime dell’amministrazione americana afferma che Trump avrebbe dato il proprio via libera a fornire informazioni di intelligence all’Ucraina, così da condurre attacchi contro infrastrutture energetiche in Russia utilizzando missili a lungo raggio. Sempre secondo i media statunitensi, il leader americano avrebbe anche esortato la Nato e gli alleati Ue a fare lo stesso per aumentare la pressione sulla Russia di Putin.
Ma non è tutto. Il tycoon starebbe anche valutando la possibilità di fornire missili Tomahawk e altre armi a lungo raggio – tra cui i Barracuda – all’esercito di Zelensky, con una decisione che potrebbe arrivare da un momento all’altro. Proprio l’eventuale invio di questi micidiali sistemi d’arma, da sempre considerati dal Cremlino come una “linea rossa” da non oltrepassare, sta infiammando le già fragili relazioni con Mosca.
Gioia e dolore
Indiscrezioni di stampa, poi confermate anche dal Pentagono, hanno fatto tornare il buon umore a Zelensky che, arrivando in Danimarca dove si è svolto il settimo vertice della Comunità politica europea (Epc), sorridendo ha detto: “Con Donald Trump, che ringrazio per il dialogo dei giorni scorsi, abbiamo parlato di armi a lungo raggio, dei missili, e ora tutto dipende dalle sue decisioni”.
Ben diversa la posizione del Cremlino: il portavoce Dmitry Peskov, evidentemente infastidito dall’irrigidimento di Trump, ha dichiarato che “la Russia risponderà in modo appropriato all’eventuale fornitura da parte degli Usa all’Ucraina di missili a lungo raggio Tomahawk”. Che la questione a Mosca sia presa in seria considerazione lo dimostrano anche le rivelazioni del Financial Times che, citando attuali ed ex funzionari ucraini e occidentali, hanno raccontato come la Russia abbia effettuato un pesante aggiornamento dei propri sistemi missilistici, permettendo – e permetterà ancor di più nei prossimi giorni – di superare le batterie di difesa antiaerea Patriot.
A riprova di ciò, un articolo molto dettagliato ha analizzato i tassi di intercettazione dei missili da parte di Kiev, che sono letteralmente crollati e continuano a peggiorare. In particolare, viene spiegato che le modifiche riguarderebbero il sistema mobile Iskander-M, che lancia missili con una gittata stimata fino a 500 km, e i missili balistici a lancio aereo Kinzhal, in grado di volare fino a 480 km. Entrambi questi tipi di missili, a differenza di quanto accadeva fino a poche settimane fa, ora seguono una traiettoria lineare prima di deviare all’ultimo momento e precipitare in picchiata, colpendo l’obiettivo in modo improvviso ed eludendo così i sistemi difensivi. Si sospetta che modifiche analoghe verranno ora introdotte anche ai sistemi difensivi per rendere più agevole l’abbattimento dei Tomahawk.
Tusk suona la sveglia all’Ue: “Siamo già in guerra”
A preoccupare, in tutto questo, è soprattutto la tensione tra Ue e Russia, che appare sempre più vicina al punto di rottura. A far presagire il peggio è stato il premier polacco Donald Tusk che, parlando alla plenaria dell’Epc, ha detto che è tempo di “combattere le illusioni e la prima è che non siamo in guerra. Lo siamo. Ma è un nuovo tipo di guerra, molto complessa, ed è la nostra guerra, dove se perde l’Ucraina sarà anche una nostra sconfitta”.
“La propaganda di Putin lavora per farci credere che non possiamo vincere, ma è un’assurdità: l’unico vantaggio che hanno è la mentalità”, ha concluso Tusk.
Parole incendiarie a cui si sono accodati, seppur con maggiore prudenza, anche altri leader Ue, a partire dal presidente francese Emmanuel Macron che, parlando dei droni ignoti avvistati da settimane nei cieli di mezza Europa, ha detto che “è estremamente importante dare un messaggio chiaro: i droni che violano lo spazio aereo dell’Ue prendono un grande rischio e possono essere distrutti. Punto”.
Netta anche la posizione della premier danese Mette Fredriksen che, temendo un attacco all’Ue da parte della Russia, ha dichiarato che “il 2035 è troppo tardi, dobbiamo essere pronti a difenderci (da Mosca) entro il 2030”. Proprio per questo all’Epc si è parlato soprattutto della costruzione di quello che viene definito “un muro contro i droni russi”, da realizzare insieme all’Ucraina.
Il Cremlino: “Dall’Ue e dall’Ucraina l’ennesima prova che non vogliono la pace”
Tutte dichiarazioni criticate dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo cui: “Questo dimostra in modo convincente la mancanza di volontà politica da parte di Zelensky e dei suoi sponsor occidentali di risolvere pacificamente il conflitto. A prescindere dalle loro cosiddette dichiarazioni pacifiche, la loro linea di condotta è chiara: proseguire e intensificare deliberatamente il confronto armato con la Russia, una linea che, come vediamo, stanno mantenendo a tutti i costi”.