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Redazione

Dalla povertà energetica ai rifiuti, in Italia è allarme per l’ambiente

L'allarme dell'Agenzia europea per l'ambiente: dai rifiuti alla povertà energetica, anche in Italia la situazione è preoccupante.

Pubblicato il 3 Ottobre 20253 Ottobre 2025 - Aggiornato il 3 Ottobre 2025 alle 12:10 di Stefano Rizzuti
Dalla povertà energetica ai rifiuti, in Italia è allarme per l’ambiente

Qualche passo avanti c’è stato. Il percorso dell’Italia verso la sostenibilità non è fermo. Ma il nostro Paese deve anche affrontare “numerose sfide” per raggiungere gli obiettivi del 2030, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea). Nella sezione dedicata all’Italia all’interno del rapporto sullo stato dell’ambiente in Europa, si sottolinea che ci sono sfide ambientali che stiamo affrontando nel giusto modo, come sul fronte dell’espansione dell’agricoltura biologica, che segue pratiche più sostenibili. Positivi anche i dati relativi alla crescita delle fonti rinnovabili e alla riduzione delle emissioni di gas serra. A fare da contraltare ci sono però altre questioni, come il consumo di suolo che viene considerato ancora “un problema critico”. Il report evidenzia come, dal 2006, oltre 120mila ettari sono stati impermeabilizzati, e di questi il 40% si trova nelle regioni settentrionali. Il risultato è che viene esercitata “una pressione significativa sugli ecosistemi”.

L’allarme dell’agenzia europea per l’ambiente: tutti i nodi

Sul fronte climatico, la riduzione delle emissioni di gas serra è stata del 20% negli ultimi 30 anni, ma bisogna fare di più. Le proiezioni per il 2030 mostrano che i settori coperti dal regolamento Ue sulla condivisione degli sforzi (trasporti, agricoltura, edilizia, rifiuti e piccola industria) dovrebbero diminuire del 41% rispetto al 2025, sfiorando l’obiettivo fissato del 43,7%. Qualcosa in più va fatta anche in tema di energia verde: serve uno sforzo aggiuntivo per raggiungere il 38,7% entro il 2030. Un’altra sfida da affrontare è quella relativa alla qualità dell’aria: i decessi prematuri attribuiti alle particelle PM 2,5 sono sì scesi del 32%, ma l’obiettivo è di farli diminuire ulteriormente per raggiungere gli standard previsti dal piano Ue per l’inquinamento zero. Tra le buone notizie ci sono i dati relativi alle risorse idriche: tra il 2016 e il 2021, infatti, il numero di corpi idrici in buono stato chimico è cresciuto. Invece il numero di corpi idrici non classificati è diminuito rispetto ai livelli registrati nel periodo che va dal 2010 al 2015.

Passando al capitolo dell’economia circolare, il rapporto sottolinea che l’Italia “registra un tasso elevato di utilizzo dei materiali”, ma anche qui c’è un’altra faccia della medaglia: “Occorre ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche, rafforzando il riciclo e il riutilizzo delle risorse già presenti sul territorio nazionale”. In generale restano “aperte” diverse questioni ritenute centrali per l’Italia: “Dalle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici alla gestione dei rifiuti, fino alle sfide socio-economiche legate al divario generazionale, alla scarsa mobilità sociale e alla diffusa povertà energetica”. Sfide spesso intrecciate “con quelle sociali ed economiche” e che richiedono quindi “un approccio integrato capace di coniugare tutela ambientale, innovazione e benessere collettivo”. Un passo in avanti in questa direzione può sicuramente arrivare dal Pnrr, secondo il report Ue.

Uno sguardo più ampio: la situazione in Europa

Allargando lo sguardo a tutta l’Europa, lo stato di salute dell’ambiente viene definito “non buono”, perché “continua a subire degrado, sfruttamento eccessivo e perdita di biodiversità”. E anche le prospettive, per la maggior parte delle questioni ambientali, sono ritenute “preoccupanti”, con “gravi rischi per la prosperità economica, la sicurezza e la qualità della vita in Europa”. A preoccupare sono i cambiamenti climatici e il degrado ambientale: circa l’81% degli habitat protetti si trova in condizioni mediocri o pessime, dal 60% al 70% dei suoli è degradato e il 62% dei corpi idrici non è ritenuto in buone condizioni ecologiche. Ancora, sul fronte energetico, si sottolinea che il 19% degli europei non ha la possibilità di mantenere una temperatura confortevole all’interno delle proprie case. Una serie di dati che portano l’Agenzia europea dell’ambiente a chiedere all’Ue di accelerare nell’attuazione di politiche e azioni concrete per raggiungere una vera sostenibilità a lungo termine. Magari tornando a puntare veramente sul Green deal, sempre più annacquato negli ultimi tempi.

di Stefano Rizzuti

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