Più garanzie e maggior tempo. Sarebbero queste le richieste di Hamas per dire sì al piano di Donald Trump per la pace a Gaza. Secondo l’agenzia di stampa palestinese “Ma’an“, Hamas sarebbe “aperto al piano presentato dal presidente degli Stati Uniti, Trump, per la pace a Gaza, ma esige garanzie prima di accettarlo”. Avrebbe infatti “richiesto garanzie sull’impegno di Israele a fermare la guerra e sulle tempistiche del ritiro dell’esercito israeliano, temendo che si ripeta uno scenario simile all’esperienza libanese”, un riferimento alla continuata presenza delle Forze di difesa israeliane nel sud del Libano anche dopo la stipula di una tregua con il movimento sciita Hezbollah del novembre scorso.
Dubbi sulla tempistica per gli ostaggi
Secondo “Ma’an“, Hamas avrebbe anche dubbi sulla tempistica per il rilascio di tutti i 48 ostaggi entro 72 ore, come previsto dal piano di Trump, e sulla clausola che prevede un suo disarmo completo. Ai mediatori Hamas avrebbe infatti sottolineato la difficoltà di rilasciare tutti gli ostaggi ancora in vita e consegnare i corpi di quelli uccisi all’Idf in tre giorni, come previsto dal piano. Il problema principale per il movimento islamista è che “l’organizzazione non è in grado di comunicare con i gruppi che tengono prigionieri i rapiti a causa dell’intensità delle operazioni israeliane a Gaza, e non dispone di informazioni accurate sulla posizione e sulle attuali condizioni di salute dei detenuti”.
Le tre opzioni sul tavolo
Secondo il quotidiano Al-Araby Al-Jadeed invece sarebbero tre le opzioni sulle quali Hamas starebbe discutendo al suo interno: le prime due, secondo il giornale, sono “accettare il piano con modifiche ad alcuni punti, come i meccanismi di ritiro israeliano e la formazione di un ‘Consiglio di pace’ internazionale presieduto da Trump”, oppure “rifiutare completamente la proposta nella sua forma attuale”, considerata una “concessione a Netanyahu” che soddisfa solo le richieste israeliane, come il disarmo “senza garanzie per uno Stato palestinese o la ricostruzione”. Il terzo scenario consiste nell'”accettare il piano dopo aver richiesto chiarimenti su alcune clausole e garanzie concrete, senza opporsi esplicitamente ad alcuna, a patto che l’amministrazione Usa riconosca ufficialmente uno Stato palestinese entro i confini del 4 giugno 1967″.