Gaza, un detonatore per il malessere sociale che va oltre la questione Palestinese. In piazza giovani e precari chiamati dai sindacati. una lezione per destra e sinistra

Oltre tre milioni di persone in piazza per Gaza, ma richiamate dai sindacati. Una lezione per destra e sinistra

Gaza, un detonatore per il malessere sociale che va oltre la questione Palestinese. In piazza giovani e precari chiamati dai sindacati. una lezione per destra e sinistra

In meno di quattro giorni oltre tre milioni di Italiani sono scesi in piazza per Gaza. Checché ne dicano governo e centro-destra, questo è il dato incontrovertibile. E nuovo, in un Paese dove si vota sempre meno e dove l’astensionismo colpisce principalmente i partiti di sinistra. È da qui che dovrebbero partire le analisi di quanto avvenuto prima, ma soprattutto dopo, l’attacco di Israele alla Flottilla avvenuto in acque internazionali.

Altro dato incontrovertibile è che a chiamare in piazza quella moltitudine di persone non sono stati i partiti, ma sono stati i sindacati. È stato cioè il mondo del lavoro a dare lo squillo, così come è stato il mondo del lavoro a rispondere, con uno sciopero generale che non si vedeva da tanto tempo. Altro dato indiscutibile.

Come indiscutibile è stato il fatto che in quelle tre milioni di persone moltissime erano giovani, precari, lavoratori poveri, nuovi poveri o disoccupati. Ovvero gli strati sociali dimenticati dal Governo Meloni e che i partiti tradizionali fanno fatica a fidelizzare. Come i sindacati “tradizionali”, non a caso un grande apporto alla “settimana rossa per Gaza” è arrivato dalle organizzazioni di base, tradizionalmente più attente e vicine al mondo dei non tutelati.

Ma per la destra è solo ordine pubblico

È su questi dati che maggioranza e opposizione si dovrebbero concentrare e riflettere. La prima invece da subito ha cercato di derubricare il tutto riducendola a una questione di ordine pubblico (lo spauracchio dell’“antisemitismo” ormai regge poco, anche sui media tradizionali). Anche ieri il forzista Maurizio Gasparri sbraitava contro le “manifestazioni pro-Palestina di questo weekend”, dove ha sostenuto, “abbiamo visto striscioni che inneggiavano al 7 ottobre, al massacro di civili israeliani, e nessuno — né Fratoianni, né Conte, né la Schlein — ha avuto il coraggio di chiedere che venissero abbassati. Abbiamo avuto decine di agenti feriti, ed è inaccettabile”. “Ci sono anche riformisti del Pd censurati in Parlamento perché troppo moderati. Bisogna condannare Hamas e la violenza dei cortei. L’obiettivo di Hamas è cancellare Israele, e la sinistra deve prendere le distanze da chi inneggia a quella distruzione”, ha aggiunto. E tutta la destra via, su questa linea.

Il prefetto di Roma zittisce la tesi del governo

Peccato che proprio ieri in un’intervista a La Stampa fosse stato il prefetto di Roma, Lamberto Giannini (non certamente un uomo di sinistra) a smorzare ogni allarme insurrezionale… Parlando del corteo di Roma di sabato ha infatti detto: “La manifestazione è finita senza incidenti. Questi sono venuti dopo. Sin dall’inizio hanno provato e cercato spazi per turbare la manifestazione. Non ci sono riusciti. Con gli organizzatori c’è sempre stato un confronto. Poi, lo sappiamo bene, c’è chi quel colloquio lo rifiuta. Si tratta di appartenenti a gruppi antagonisti. Sono arrivati da Torino, Milano, Piacenza Bologna, Firenze”.

“Non vedevo una tale partecipazione da molto tempo. E penso che ai cortei abbia aderito anche molta gente che non è habitué della piazza”, ha aggiunto Giannini, “Penso che le persone siano colpite da quanto sta accadendo a Gaza. È qualcosa che ha smosso le coscienze. Come prefettura, lo vediamo anche dall’accoglienza per i tanti bambini che il governo porta in Italia perché possano avere cure adeguate. L’auspicio è che gli sviluppi aiutino a far venire meno la tensione”. Non certo il contesto tratteggiato da Giorgia Meloni e dai suoi colonnelli.

Anche la sinistra deve riflettere a fondo

Ma la composizione sociale di quei cortei deve far riflettere anche il centro-sinistra. Ben pochi di quei partecipanti, infatti, sono d’accordo (per usare un eufemismo) con un Matteo Renzi che afferma che “chi non vuole piano Trump sta sulla linea degli estremisti di Hamas o dei ministri dell’estrema destra israeliana”. Oppure con Carlo Calenda, che ieri ha dichiarato: “Le strumentalizzazioni sulle manifestazioni per Gaza ci sono da parte di tutti, non solo da parte del governo”, perché in Italia “troviamo sempre un argomento che non implichi il fatto di dover fare delle cose” (qualunque cosa voglia dire…).

Insomma molta confusione, ma una certezza c’è: una buona fetta di italiani non accetta più lo status quo. La macelleria israeliana a Gaza è stato un detonatore che ha riacceso gli animi. Ora tocca a partiti e sindacati non far rispegnere quel falò. Consci che divisioni, distingue e passi indietro sono acqua su una fiamma che sembra tornata a bruciare…