È l’immagine più eloquente del voto calabrese: Wanda Ferro, sottosegretaria all’Interno e coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, resta fuori dal Consiglio regionale. Capolista nella circoscrizione Centro (Catanzaro–Crotone–Vibo), ha raccolto 10.406 preferenze, superata dal compagno di lista Antonio Montuoro, che si è fermato più in alto a quota 11.920. Dietro di lei anche Giovanni Calabrese, 11.351 voti nel collegio Sud.
Un dato che da solo basterebbe a raccontare la misura della sconfitta: la leader regionale del partito della premier battuta in casa propria, nel momento in cui la coalizione di centrodestra conferma Roberto Occhiuto presidente con oltre il 57 per cento dei voti.
Fratelli d’Italia si ferma all’11,6 per cento, dietro Forza Italia (18) e la civica “Occhiuto Presidente” (12,4). La Lega, in alcune aree, supera i meloniani. L’affluenza al 43,1 per cento — minimo storico — ha moltiplicato il peso delle reti clientelari e delle fedeltà personali: i voti veri, quelli delle preferenze, premiano ancora gli azzurri.
La sconfitta politica e le sue cause
La candidatura di Ferro era stata presentata come un gesto di forza. In campagna elettorale aveva rivendicato la scelta di scendere in campo “per dare il segno della presenza del governo”. L’esito ha prodotto l’effetto contrario.
Il risultato mostra che la Calabria resta impermeabile all’“effetto Meloni”.
Fratelli d’Italia non sfonda e paga la fragilità del suo radicamento territoriale, costruito più su simboli che su strutture. La macchina di Forza Italia continua invece a essere quella che catalizza consenso, ruoli e risorse: la vittoria di Occhiuto è anche il trionfo del suo modello presidenzialista, che accentra attorno al suo nome e alla sua civica.
Nel confronto diretto, Ferro ha pagato la mancanza di una rete locale solida. Montuoro e Calabrese hanno capitalizzato il lavoro amministrativo e il rapporto diretto con i territori, in un’elezione dove contavano i pacchetti di preferenze più che le appartenenze ideologiche.
Un colpo per Fratelli d’Italia
Per la sottosegretaria al Viminale la mancata elezione evita l’imbarazzo del doppio incarico, ma lascia il partito senza rappresentanza diretta della sua coordinatrice in Aula. È una perdita di peso politico e di visibilità. Già si parla di una resa dei conti interna: i vertici locali chiedono un rinnovamento della classe dirigente, con il rischio di commissariamento “morbido” da Roma.
Nel frattempo, gli eletti Montuoro e Calabrese guadagnano margine d’influenza nel gruppo consiliare. Loro gestiranno il rapporto con la Giunta Occhiuto, sempre più sbilanciata verso Forza Italia, che controlla le principali commissioni e le leve della sanità regionale.
La sconfitta della coordinatrice regionale pesa anche sull’immagine nazionale del partito. In Calabria, FdI doveva mostrare la forza del brand di governo, e invece si ritrova terza forza della coalizione. Un risultato che alimenta l’impressione di un Sud restio alla penetrazione meloniana e ancora legato ai circuiti di potere moderato.
Le prospettive
A Roma, la linea è quella di ridimensionare l’impatto politico della sconfitta, sottolineando la vittoria del centrodestra. Ma nei fatti la leadership di Ferro è in discussione. Le prossime settimane diranno se Fratelli d’Italia sceglierà di riorganizzarsi con nuovi referenti territoriali o se tenterà di rafforzare l’attuale coordinatrice con un incarico più visibile al governo.
In Calabria, intanto, l’onda azzurra continua a controllare seggi, assessorati e consenso, mentre FdI resta intrappolato tra l’ambizione nazionale e l’assenza di strutture locali. E la fotografia di Wanda Ferro, sconfitta a casa sua, racconta più di qualsiasi analisi il paradosso di un partito che guida l’Italia ma non riesce a governare la sua regione più debole.