Netanyahu non libera i miliziani intrappolati nei tunnel e Hamas avverte: “Così salta la tregua”

Netanyahu non libera i miliziani intrappolati nei tunnel a Rafah e Hamas avverte: "Così salta il cessate il fuoco"

Netanyahu non libera i miliziani intrappolati nei tunnel e Hamas avverte: “Così salta la tregua”

Le bombe che continuano a cadere sulla Striscia di Gaza, le esercitazioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania e, per non farsi mancare nulla, gli oltre duecento miliziani di Hamas tuttora bloccati nei tunnel di Rafah, che — se non verrà concesso loro un salvacondotto — potrebbero causare la fine della fragile tregua con Israele. Continua a salire la tensione in Medio Oriente, complice anche la serie di raid in Libano, che proseguono incessantemente da giorni e ieri hanno causato la morte di due persone nel sud del Paese, con il rischio sempre più concreto di far ripiombare l’intera regione nell’incubo della guerra.

Al momento, ciò che preoccupa maggiormente è la situazione dei miliziani di Hamas ancora bloccati nell’area sotto controllo dell’Idf. Il movimento palestinese pretende che venga concesso loro un salvacondotto per mettersi in salvo, ma il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non ne vuole sapere e continua a ripetere che “i terroristi verranno neutralizzati”.

Una crisi vera e propria, che rischia di compromettere il fragile cessate il fuoco raggiunto faticosamente il mese scorso grazie alla mediazione del presidente americano Donald Trump. Proprio per evitare una nuova escalation, i mediatori della Turchia, insieme a quelli degli Stati Uniti e del Qatar, da settimane cercano di convincere Tel Aviv a fare un passo indietro, senza però ottenere risultati.

Netanyahu non libera i miliziani intrappolati nei tunnel e Hamas avverte: “Così salta la tregua”

A minacciare ulteriormente la tregua contribuiscono anche gli attacchi dell’esercito israeliano a Gaza City, Khan Younis e Rafah, documentati dall’agenzia di stampa Wafa. Che non si tratti di semplice propaganda lo conferma lo stesso Idf, che ha ammesso i raid e l’uccisione di due militanti che avevano oltrepassato la linea gialla e si erano avvicinati alle forze operative nella Striscia di Gaza meridionale.

Aggiunge ulteriore tensione l’avvio, ieri mattina, di esercitazioni su larga scala dell’Idf in Cisgiordania, destinate a durare fino a domani e che, secondo l’esercito, serviranno a “migliorare la prontezza operativa e affrontare una serie di scenari in Giudea, Samaria e nella valle del Giordano”.

Di tutt’altro avviso Hamas, secondo cui si tratta di provocazioni mirate a generare un “incidente” capace di riattivare il conflitto. Ma non è tutto: a preoccupare sono anche i bombardamenti dell’Idf sul Libano che, seppur a bassa intensità, proseguono da settimane senza sosta, con l’obiettivo di colpire il movimento sciita libanese Hezbollah. Azioni che il governo di Beirut ha già condannato con forza, chiedendo alla comunità internazionale di convincere Netanyahu a fermarsi prima che la situazione sfugga di mano.