Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non aveva osato tanto. A Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat e Ufficio parlamentare di bilancio che hanno in Palamento certificato, numeri alla mano, che il taglio Irpef introdotto in Manovra premierà i più ricchi, il numero uno di via XX Settembre si è limitato a replicare con un “siamo stati massacrati” per aver cercato di aiutare non i ricchi ma chi guadagna “cifre ragionevoli”, ma non c’è problema: noi pensiamo di “essere nel giusto”.
Il vice di Giorgetti delegittima Bankitalia, Corte dei conti, Istat e Upb
Il suo vice Maurizio Leo di Fratelli d’Italia invece si è spinto più in là. Molto più in là, arrivando a dire, in un’intervista al Sole 24 Ore, che le polemiche sui tagli fiscali “ai ricchi” sono frutto “di analisi parziali con chiavi di lettura fuorvianti”. Dunque, Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat e Ufficio parlamentare di bilancio, scopriamo, non sanno fare i conti. Il 75% dei 13,6 milioni di contribuenti favoriti dal taglio di due punti della seconda aliquota dell’Irpef deciso con la Manovra sono quanti dichiarano meno di 50mila euro, ha spiegato Leo. Si tratta dunque di un intervento calibrato sul blocco centrale della distribuzione del reddito, non certo sui ricchi, ha argomentato il viceministro.
Le istituzioni contestate da Leo avevano certificato che il taglio Irpef premia i più ricchi
Eppure la Banca d’Italia è stata netta: si fa poco sulla disuguaglianza dei redditi. Rilievi su cui hanno concordato la Corte dei Conti, l’Istat e l’Upb. Le analisi degli istituti che si sono susseguite davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sono andate in un’unica direzione: il taglio di due punti della seconda aliquota Irpef sui redditi da 28mila a 50mila euro riguarda circa il 30% dei contribuenti (oltre 13 milioni di persone) e comporta un beneficio annuo medio di circa 230 euro, ma gli effetti maggiori sono di fatto per le fasce più alte.
“Oltre l’85% delle risorse” sono destinate “alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito. Sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo”, ha evidenziato l’Istat. “In sede di concreta attuazione, l’effetto massimo” si ha per “i contribuenti con reddito pari o superiore ai 50.000 euro fino ai 200.000 euro”, ha spiegato la Corte dei Conti. L’Upb ha quantificato il beneficio medio: 408 euro per i dirigenti, 123 per gli impiegati, 23 euro per gli operai, 124 per gli autonomi e 55 per i pensionati. Ma per Leo sono analisi parziali, con chiavi di lettura fuorvianti. Bene così.