Le acque del mar dei Caraibi tornano a essere un punto caldo della geopolitica mondiale. L’arrivo della portaerei statunitense USS Gerald R. Ford, la più grande al mondo, ha fatto salire la tensione nella regione, spingendo il Regno Unito a sospendere la condivisione di informazioni di intelligence con gli Stati Uniti su imbarcazioni sospettate di traffico di droga.
Secondo quanto riportato dalla Cnn, Londra non intende essere complice di operazioni militari che considera illegali. Negli ultimi anni, attraverso le sue basi di intelligence nei territori caraibici, il Regno Unito aveva collaborato con Washington per individuare le navi sospette, consentendo alla Guardia Costiera americana di intercettarle e sequestrare la droga a bordo. Tuttavia, fonti britanniche riferiscono che gli attacchi lanciati dagli Stati Uniti dallo scorso settembre — che avrebbero causato la morte di 76 persone — violano il diritto internazionale.
Una posizione che trova eco nelle parole dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, il quale ha definito quelle operazioni “esecuzioni extragiudiziali”. Di conseguenza, Londra avrebbe deciso oltre un mese fa di interrompere la cooperazione di intelligence con Washington nell’area caraibica.
Proprio in queste ore, gli Stati Uniti hanno annunciato che la portaerei USS Gerald R. Ford è entrata nell’area di responsabilità del Comando Sud, che copre l’America Latina e i Caraibi. Secondo il Pentagono, la mossa rientra nella strategia di contrasto al narcotraffico e alle organizzazioni criminali transnazionali. “La presenza rafforzata delle forze statunitensi — ha dichiarato il portavoce Sean Parnell — aumenterà la capacità di individuare e neutralizzare attività illecite che minacciano la sicurezza nazionale e la stabilità dell’emisfero occidentale”.
Tensione nei Caraibi: Londra sospende la cooperazione di intelligence, Washington invia la portaerei Ford, Caracas alza il livello d’allerta
Ma la decisione americana non è passata inosservata. Dal Venezuela è arrivata una risposta immediata. Il ministro della Difesa Vladimir Padrino López ha annunciato un “massiccio dispiegamento” di forze terrestri, navali, aeree, fluviali e missilistiche, in attuazione della “fase superiore” del Piano Indipendenza 200, elaborato dal presidente Nicolás Maduro per fronteggiare la crescente presenza militare statunitense.
Il governo venezuelano ha alzato il livello di allerta militare, mobilitando anche la milizia bolivariana e le unità di difesa integrale. Secondo il quotidiano El País, il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) ha già approvato il passaggio a una “fase armata del processo rivoluzionario” nel caso di un conflitto aperto. Maduro, dal canto suo, ha lanciato un messaggio senza ambiguità: “L’ordine è stato dato: se verrà sferrato un attacco contro il Paese, risponderemo con uno sciopero generale, insurrezionale e rivoluzionario”.
Il timore, ora, è che un’area già segnata da fragili equilibri possa trasformarsi nel nuovo epicentro di uno scontro a bassa intensità tra Washington e Caracas, con Londra e l’Onu sullo sfondo a richiamare il rispetto del diritto internazionale.