La Russia all’Onu blocca la risoluzione Usa su Gaza, Putin lancia la sfida a Trump

Scontro all’Onu tra Russia e Stati Uniti sulla risoluzione per Gaza. Mosca boccia il testo americano e propone una contro-bozza.

La Russia all’Onu blocca la risoluzione Usa su Gaza, Putin lancia la sfida a Trump

Con una mossa a sorpresa, la Russia alza la voce e boccia la risoluzione americana sulla Striscia di Gaza. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Mosca ha respinto la bozza elaborata dagli Stati Uniti per l’attuazione del piano Trump, che prevedeva anche la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione. Una mossa che rimette in discussione l’equilibrio fragile del cessate il fuoco e amplifica lo scontro diplomatico tra Washington e Mosca.

Non si è fatta attendere la contromossa del Cremlino. Nel giro di poche ore, Mosca ha presentato una propria bozza “alternativa”, con l’evidente intento di sfidare la supremazia americana nella gestione della crisi mediorientale. Nel documento, visionato da Reuters e Channel 12, la Russia elimina ogni riferimento alla smilitarizzazione della Striscia di Gaza e alla permanenza di truppe israeliane oltre la Linea Gialla. Un dettaglio tutt’altro che marginale. Scompaiono anche i riferimenti al Board of Peace previsto dal piano Trump, mentre la responsabilità di valutare l’eventuale dispiegamento di una forza internazionale viene affidata direttamente al Segretario generale delle Nazioni Unite.

La Russia all’Onu blocca la risoluzione Usa su Gaza, Putin lancia la sfida a Trump

“I tentativi di seminare discordia avranno gravi conseguenze per i palestinesi”, ha avvertito la missione americana, sottolineando la necessità di un fronte unito per non minare il fragile cessate il fuoco. Nella contro-bozza russa, al contrario, trova spazio una chiara condanna di “qualsiasi tentativo di cambiamento demografico o territoriale di Gaza” e il richiamo alla soluzione dei due Stati, “fianco a fianco in pace” sotto l’autorità palestinese. Un chiaro messaggio politico ma anche un colpo di scena diplomatico che complica ulteriormente la partita a New York.

Intanto, a migliaia di chilometri dall’Onu, la tensione sul terreno rimane alta. Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno dichiarato zona militare chiusa l’area del villaggio di Burin, nei pressi di Nablus, poco prima dell’arrivo di centinaia di attivisti israeliani di sinistra, tra cui membri di Peace Now e Rabbis for Human Rights. I soldati hanno fermato sette autobus diretti al villaggio, impedendo la raccolta solidale delle olive con i contadini palestinesi. “Vorrei che la polizia dimostrasse la stessa determinazione contro i coloni estremisti”, ha denunciato su X il parlamentare Gilad Kariv, presente tra gli attivisti.