Su Almasri “c’è stato un procedimento giudiziario e parlamentare, se ogni tanto qualcuno ci torna sopra e deve rappresentare delle verità alternative e postume…credo sia stato il caso più sceverato in sede giudiziaria e parlamentare”. Con queste parole il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha bollato la replica della Cpi che – secondo quanto ha riportato Repubblica – smentisce il governo sui tempi relativi alla richiesta di arresto del generale libico Almasri da parte della Libia. Ovvero la richiesta di estradizione libica è arrivata quando Almasri era già stato rimpatriato in Libia.
La richiesta di estradizione libica arrivata quando Almasri era già stato rimpatriato
“E si trattava di una richiesta strumentale, priva di qualsiasi documento ufficiale, senza mandato, senza atti, senza il ‘reading the case’. Dunque, nessun obbligo procedurale: è stata una scelta politica del governo Meloni”, ha affermato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato Avs.
“La ricostruzione del procuratore Karim Khan è inequivocabile: la traduzione della richiesta libica è avvenuta tra le 18:28 e le 20:02 del 21 gennaio 2025, quando Almasri non era più sul territorio italiano. Non esisteva alcuna richiesta concorrente ai sensi dell’articolo 90 dello Statuto. Di fronte a fatti così chiari, le parole del ministro dell’Interno sono un’offesa alle istituzioni e agli italiani. Qui non c’è un dibattito: c’è una smentita ufficiale della Cpi alla versione di Palazzo Chigi. Ora l’Assemblea degli Stati della Corte dovrà decidere se sanzionare l’Italia. Le bugie di questi giorni aggravano la posizione del Paese e delineano un quadro inquietante di opacità e depistaggi”, ha concluso Bonelli.