L’economia dell’Ue cresce, quella di Meloni no: tra gli ultimi quest’anno e nel 2026, fanalino di coda nel 2027

L'economia dell'Ue cresce più del previsto, quella dell’Italia di Giorgia Meloni e di Giancarlo Giorgetti no

L’economia dell’Ue cresce, quella di Meloni no: tra gli ultimi quest’anno e nel 2026, fanalino di coda nel 2027

L’economia dell’Ue cresce più del previsto, quella dell’Italia di Giorgia Meloni e di Giancarlo Giorgetti no. Il nostro Paese vede le stime della Commissione europea per il 2025 quasi dimezzate: +0,4% invece del +0,7 calcolato nelle previsioni di primavera. E ancora: +0,8% nel 2026 (invece di +0,9) e un aumento dello 0,8% anche nel 2027. Ma è impietoso il confronto con gli altri Paesi europei. Quest’anno fanno peggio di noi Finlandia (+0,1%), Germania (+0,2) e Austria (+0,3%). Che recuperano però nel 2026 dove l’ultima in classifica per crescita risulta l’Irlanda (+0,2%), e subito dopo l’Italia. Nelle previsioni del 2027 l’Italia è addirittura fanalino di coda con lo 0,8%, unico Paese dei Ventisette sotto l’1% di crescita.

L’economia dell’Italia nelle retrovie quest’anno e nel 2026, fanalino di coda nel 2027

Un vero record non c’è che dire mentre il governo si appresta a varare una Manovra che ha un impatto praticamente nullo sul Pil. Secondo le previsioni economiche d’autunno europee, il Pil dell’eurozona crescerà dell’1,3% nel 2025, +1,2% nel 2026 e +1,4% nel 2027. L’intera Ue seguirà un andamento analogo: +1,4% sia nel 2025 che nel 2026 e +1,5% nel 2027. Il miglioramento rispetto alla primavera riflette la performance più forte dei primi tre trimestri dell’anno, inizialmente spinta dall’”effetto anticipo” delle esportazioni verso gli Stati Uniti in vista dei nuovi dazi, “nella media i più alti da un secolo”.

Il quadro ottimista non vale però per tutti. Fa appunto eccezione l’Italia, sebbene Meloni&C. fino a qualche giorno fa andassero sbandierando che cresciamo più degli altri colleghi europei. Il rapporto del deficit sul Pil è atteso al 3% a fine anno, in linea con quanto indicato dal governo nel Dpb. La Commissione non si sbilancia dunque sul disavanzo italiano: solo i dati che Eurostat certificherà in primavera diranno se con il calo sotto la soglia del 3% a fine 2025 l’esecutivo europeo potrà chiudere la procedura per deficit eccessivo. Un passaggio importante su cui l’Italia ha puntato dal momento che l’uscita dalla procedura permetterebbe al Paese di chiedere le deroghe sul deficit previste dal Patto di stabilità per aumentare le spese in difesa.

Prudenza sui consumi delle famiglie italiane

Ritornando alla crescita italiana, quella di Bruxelles è una stima che “nel complesso non si discosta dalla valutazione dell’Italia, che prevede una crescita dello 0,5% quest’anno e dello 0,7% l’anno prossimo”, ha segnalato il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis. C’è prudenza “sui consumi delle famiglie, dove prevediamo anche un ulteriore aumento del risparmio precauzionale”. Mentre è attesa “una crescita piuttosto robusta della spesa in conto capitale di aziende e società e degli investimenti pubblici come assorbimento del Pnrr”.

Sul debito dell’Italia, Bruxelles si attende che nel 2025 vada al 136,4%, salga al 137,9% nel 2026 per poi scendere leggermente al 137,2% l’anno dopo. Con questi numeri, tra due anni l’Italia sarà uno dei soli quattro Stati membri dell’Ue con un debito oltre il 100% del Pil, assieme a Grecia, Belgio e Francia.

Il risultato di una Manovra d’austerity

“Questi dati sono il risultato di una legge di bilancio da ragioneria che soffoca le energie del Paese per compiacere burocrati e banchieri. Giorgetti si è ritagliato il ruolo di alfiere dell’austerity e sta letteralmente distruggendo l’economia italiana: le nostre aziende perdono competitività, i ricavi sono erosi da tasse e caro energia, non c’è nessuna spinta all’innovazione e la domanda interna è agonizzante vittima del crollo del potere di acquisto dei lavoratori. Non serve a nulla uscire dalla procedura d’infrazione se si lascia il Paese in rovina. Questo governo è responsabile di un disastro economico senza precedenti ed è nostra responsabilità costruire l’alternativa per restituire speranza a imprese e famiglie”, ha commentato Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo.

“L’amara verità è che l’Italia governata dalla destra è intrappolata in una dinamica di bassa produttività, declino industriale, lavoro povero e stagnazione – ha spiegato il dem Antonio Misiani-. È un panorama sconfortante, anche perché tutto questo avviene nonostante l’enorme spinta del PNRR: senza quelle risorse straordinarie il nostro Paese sarebbe già in recessione. Significa che l’impianto delle politiche economiche del governo è del tutto inadeguato. La maggioranza ha scelto di subordinare ogni decisione al giudizio dei mercati e delle agenzie di rating, trascurando ciò che davvero serve per rilanciare l’economia reale: una politica industriale credibile, investimenti, innovazione, qualità del lavoro. L’Italia ha bisogno di un cambio di rotta immediato. Continuare con annunci e propaganda non basta: i numeri della Commissione europea parlano chiaro, e dicono che così il Paese resta fermo”.