Da una parte le rassicurazioni al Quirinale, dovute, sul fatto che non c’è alcuno scontro istituzionale. Dall’altra una difesa nei confronti del suo capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, dopo l’attacco al consigliere Francesco Saverio Garofani. Giorgia Meloni continua a muoversi da equilibrista, cercando di mantenere il suo ruolo istituzionale e allo stesso tempo non rinunciando alla propaganda di partito.
Meloni ha deciso di andare al Quirinale per rassicurare il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e garantirgli che non si è aperto uno scontro tra governo e Colle, come spiegano fonti di Palazzo Chigi. L’incontro voluto dalla presidente del Consiglio aveva lo scopo di “ribadire la sintonia istituzionale” tra Palazzo Chigi e Quirinale, “mai venuta meno fin dall’insediamento di questo governo e della quale nessuno ha mai dubitato”. Eppure non mancano le critiche di Meloni a Garofani, rimpolpando in parte l’attacco di ieri.
Caso Bignami, l’equilibrismo di Meloni
Palazzo Chigi fa sapere che Meloni difende la richiesta di smentita formulata da Bignami, sostenendo che “non fosse un attacco al Quirinale, ma al contrario un modo per circoscrivere al suo ambito reale la vicenda, anche a tutela del Quirinale”. “Era intenzione, da parte del partito di maggioranza relativa, intervenire per fugare ogni ipotesi di scontro tra due Istituzioni che invece collaborano insieme per il bene della Nazione”, proseguono le stesse fonti.
Che rimarcano l’attacco al consigliere Garofani: “Si riteneva che fosse il direttore interessato a dover chiarire, per chiudere immediatamente la questione”. Meloni, continuano le fonti, ha espresso al presidente della Repubblica “il suo rammarico per le parole istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico dal consigliere Francesco Saverio Garofani e riportate ieri da un noto quotidiano italiano”.
L’incontro al Quirinale è stato anche l’occasione per un confronto su diversi dossier internazionali, in vista della partecipazione della presidente del Consiglio al G20 di Johannesburg e alla conferenza Unione Europea-Unione Africana in Angola.