Ddl consenso, dopo lo sgambetto alla premier Salvini insiste: “Lascia spazio a vendette personali”. E ora Meloni risulta una controparte inaffidabile per le opposizioni

Un braccio di ferro tra Salvini e Meloni, giocato sulla pelle delle donne. E' quanto sta accadendo sul ddl sul consenso libero e attuale.

Ddl consenso, dopo lo sgambetto alla premier Salvini insiste: “Lascia spazio a vendette personali”. E ora Meloni risulta una controparte inaffidabile per le opposizioni

Una guerra tutta interna alla maggioranza – ovvero tra la premier Giorgia Meloni e il leader della Lega, Matteo Salvini -, giocata sulla pelle delle donne. È l’estrema sintesi di quanto sta accadendo (o non accadendo) sul ddl sulla violenza sessuale e sul consenso informato, bloccato a sorpresa martedì al Senato dal Carroccio, dopo l’ok ottenuto all’unanimità alla Camera.

Ma nella vicenda rientra anche il patto violato, cioè quello stretto dalla Presidente del Consiglio e la segretaria dem, Elly Schlein, che verteva su uno scambio reciproco: via libera al Ddl sul consenso, a fronte del voto positivo delle opposizioni alla legge sul Femminicidio alla Camera. Il risultato però è stato che la seconda è diventata legge dello Stato, mentre il primo è impantanato.

La versione di Salvini

“La legge sul consenso è assolutamente condivisibile come principio, però una legge che lascia troppo spazio alla libera interpretazione del singolo. È una legge che rischia di intasare i tribunali e di alimentare lo scontro invece di ridurre il conflitto”, ha detto ieri Salvini per spiegare (giuridicamente) il voltafaccia.

“Questa sorta di consenso preliminare, informato e attuale, così come è scritto, lascia lo spazio a vendette personali che intaserebbero i tribunali di decine, di migliaia di contenziosi da parte di donne, di uomini e di tutti quanti”, ha aggiunto.

E Meloni perde la faccia

Politicamente si è trattato di una pugnalata post-elettorale piazzata nella schiena dell’alleata Meloni. Che risulta così una controparte inaffidabile agli occhi delle opposizioni. Subito dopo il colpo di scena, Schlein ha sentito la premier e dichiarato: “Le ho chiesto di far rispettare gli accordi, da forza responsabile di governo abbiamo votato la legge sul femminicidio, che pur non essendo perfetta è il raggiungimento di un compromesso. Auspico che Meloni faccia rispettare l’accordo, perché sarebbe grave se sulla pelle delle donne si facessero rese dei conti post elettorali all’interno della maggioranza”. Sia la responsabile dello stop a una norma attesa da milioni di italiane.

Avs: “Sul consenso è in corso un regolamento di conti nella maggioranza”

“Sul consenso attuale e libero è in corso un regolamento di conti tra Salvini e Meloni, un conflitto tutto interno alla maggioranza che dimostra tutto il cinismo di cui alcuni uomini del centrodestra sono capaci”, ha detto ieri l’Avs Elisabetta Piccolotti, “Non si fermano nemmeno – prosegue la deputata rossoverde – davanti alle vittime di violenza sessuale per le loro beghe interne e per le loro lotte di potere. Un’offesa alle donne e un ulteriore danno del governo MeloniSalvini al Paese”.

Intanto Nordio cerca di mettere una pezza

Parole chiarissime che fanno apparire abbastanza patetico il tentativo di ieri del Guardasigilli Carlo Nordio di gettare acqua sul fuoco: “Quando si modifica una norma della parte generale del Codice penale che riguarda, per esempio, il caso dell’elemento soggettivo del reato, come la consapevolezza del consenso o del dissenso, tocchi i nervi vitali del codice penale”, ha dichiarato il ministro.

Che ha continuato: “Non puoi affidarti alla emotività di una elaborazione a-tecnica. Devi valutare virgola per virgola, proprio per evitare un domani delle interpretazioni eccentriche”. “Questo secondo me è il problema e questo è quello che ha detto la presidente Bongiorno, che se ne intende più di me, visto che il mio diritto penale è un po’ arrugginito dopo 6 anni di pensione” ha concluso.