Asset russi, Berlino e Kiev spingono per l’utilizzo ma restano i no di Italia, Belgio, Ungheria e Malta: si decide tutto al Consiglio europeo

Sarà un Consiglio europeo infuocato quello del 18: sul piatto la decisione (a maggioranza) sugli asset russi. L'Italia resta ferma sul non utilizzo

Asset russi, Berlino e Kiev spingono per l’utilizzo ma restano i no di Italia, Belgio, Ungheria e Malta: si decide tutto al Consiglio europeo

“Senza un accordo sugli asset russi, la credibilità dell’Ue sarà gravemente compromessa”. A fare pressione affinché al Consiglio europeo del 18 dicembre i Paesi membri prendano un decisione univoca, ieri, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, durante l’incontro a Berlino col presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Questi fondi devono essere realmente e pienamente utilizzati per la difesa contro l’aggressione della Russia. È giusto, è ragionevole e deve essere realizzabile”, gli ha fatto eco Zelensky.

Ma sull’uso degli asset Kallas frena

Più cauta l’Alta rappresentante Kaja Kallas, che ha ribadito come il prestito di riparazione garantito dagli asset russi immobilizzato resta “l’opzione più praticabile”, ma ha anche ammesso le difficoltà dei negoziati in corso. “E’ molto difficile – ha detto – oggi abbiamo anche sentito le preoccupazioni del Belgio. Penso che tutti intorno al tavolo capiscano le preoccupazioni del Belgio e siano disposti a condividere questi oneri. Personalmente, credo che se andassimo avanti con il prestito di riparazione, allora la pressione verrebbe tolta dal Belgio e condivideremmo l’onere e il rischio con tutti gli Stati membri”.

Fondi congelati grazie alla forzatura dell’art.122

Insomma sembra ancora in stallo la questione, dopo che la scorsa settimana l’Ue aveva deciso di congelare a tempo indeterminato gli asset, stabilendo – grazie alla forzatura dell’art. 122 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TfUe), che il rinnovo della sanzione, previsto ogni 6 mesi, avvenga d’ora in poi a maggioranza qualificata e non più all’unanimità. Un escamotage pensato per bypassare in primis l’Ungheria, filorussa, ma anche Slovacchia e Repubblica ceca.

Le resistenze di Italia, Belgio, Bulgaria e Malta

Ma le resistenze non si fermano qui. Budapest e Bratislava hanno votato contro, mentre Italia, Belgio, Bulgaria e Malta hanno espresso cautela, chiarendo di aver approvato la procedura che congela a tempo indeterminato gli asset solo “per spirito di cooperazione” e ribadendo che la decisione sul loro uso deve spettare ai leader. E poi, naturalmente, c’èi fermo no del Belgio che detiene la stragrande maggior parte degli asset in questione (185 su 210 miliardi). Il Paese teme di dover affrontare da solo le ritorsioni di Mosca – ampiamente annunciate – e le eventuali ripercussioni sui mercati.

Ma i contrari non hanno i numeri per fermare il congelamento

In ogni caso i Paesi contrari, anche contando Italia, Bulgaria e Malta, non hanno i numeri per bloccare la maggioranza qualificata, per la quale bastano almeno 15 Stati che rappresentino il 65% della popolazione dell’Ue. Ma la mossa non sarebbe indolore per la coesione del blocco, e, soprattutto, la Commissione non vuole procedere senza avere il Belgio dalla propria parte. Tuttavia, in queste ultime settimane la trattativa non si è sbloccata, e il premier Bart De Wever rimane inamovibile, tanto da aver minacciato di fare ricorso alla Corte di Giustizia Ue se verrà deciso di utilizzare i beni russi – su questo seguito domenica da Budapest.