Una sentenza – potenzialmente dirompente – che dalla Sardegna potrebbe riverberarsi sulle amministrazioni di tutta Italia, con effetti a catena. È quella pronunciata il 27 marzo scorso dal tribunale di Cagliari, che ha condannato Franco Magi (già consigliere dell’ex presidente sardo Christian Solinas, già consigliere comunale del comune di Capo Terra, già membro del Cda della società in-house della Regione SardegnaIt) a restituire 205.774 euro, cioè gli stipendi percepiti dalla società regionale, perché incompatibili con quelli ricevuti in qualità di consigliere comunale.
La legge che vieta i doppi stipendi
Secondo la (misconosciuta) legge n.78 del 2010, infatti, i titolari di carica elettiva non possono percepire emolumenti per gli incarichi conferiti dalla pubblica amministrazione, ma devono svolgere l’attività a titolo gratuito. Una piccola palla di neve che, nel giro di pochi mesi, è diventata una slavina, per ora confinata al sottobosco politico-amministrativo della Sardegna, ma che potrebbe presto strabordare nel Continente.
A rischio 136 tra sindaci e consiglieri comunali sardi
Sindaci e consiglieri che hanno svolto – o svolgono tutt’ora – incarichi come capi di gabinetto regionali, membri di Cda, presidenti consorzi, ecc.. stanno tremando. Basta pensare che in Sardegna, solo per il periodo tra il 2011 e il 2018, sarebbero almeno 136 i personaggi politici a rischio “restituzione” degli stipendi ricevuti ingiustamente (la lista, probabilmente non del tutto attendibile, è stata compilata dallo stesso Magi).
Alcuni di quei 136, però, avrebbero già ricevuto da Regione Sardegna l’invito alla restituzione delle somme avute indebitamente, sebbene tali inviti siano stati secretati dal segretario generale della Regione Sardegna, Eugenio Annichiarico.
Forza Italia prova a sminare la portata della sentenza
Una sentenza dirompente, dicevamo, tanto che l’onorevole di Forza Italia, Pietro Pittalis – investito della questione dagli amministratori locali sardi di centrodestra, ma anche di centrosinistra – aveva presentato già lo scorso aprile un’interpellanza al ministro degli Interni, chiedendo un chiarimento sull’applicazione della norma.
E si appresta ora a presentare un emendamento “volto a chiarire in modo esplicito la portata della norma e a tutelare soprattutto quegli amministratori che, in buona fede, hanno accettato incarichi negli uffici di gabinetto o nelle strutture regionali dopo essersi messi in aspettativa, rinunciando al proprio stipendio”, come ha spiegato a La Nuova Sardegna. “In molti casi sono stati gli stessi uffici a non rilevare l’incompatibilità”, aggiunge Pittalis.
La vicenda Magi
Per raccontare questa storia, bisogna riavvolgere il nastro al 2011, quando Magi, pur essendo consigliere comunale, viene nominato nel cda di SardegnaIt dall’allora presidente Ugo Cappellacci. Due anni dopo, a tre anni dalla scadenza del contratto, viene mandato via. A quel punto chiede gli stipendi per gli anni mancanti alla Regione, la quale, non solo si oppone, ma gli impone di restituire quanto ottenuto – indebitamente, data la carica elettiva rivestita – fino a quel momento. Arriviamo così a marzo scorso, quando i giudici cagliaritani chiudono la causa, dando ragione alla Regione.
La lista che fa tremare la politica sarda
Scottato dal verdetto avverso, Magi, inizia una serie di accessi agli atti per chiedere se Regione Sardegna avesse richiesto gli stessi soldi a una serie di persone nella sua stessa condizione, almeno fino al 2018. E così nasce la famosa lista dei 136 nomi.
Comprensibile l’imbarazzo della Regione che, a quel punto, si è vista costretta a iniziare ad applicare una legge fino a quel momento “dimenticata”. In Sardegna, come in gran parte delle altre regioni d’Italia. In realtà, a una prima lettura, la lista Magi comprende nomi e casi assai disparati. Comprende per l’allora sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che avrebbe percepito oltre 65mila euro come membro del cda del consorzio Cacip, ma che però Zedda, come svelato dall’Osservatorio del giornalista Mario Guerrini, non ha mai ritirato.
Altre decine di nomi, invece, appaiono molto a “rischio”. Inoltre, ironia della sorte, lo stesso Magi sarebbe ancora a rischio, visto che da consigliere comunale è stato anche consigliere di Solinas, retribuito. “Non ero assolutamente al corrente di questa norma” ha dichiarato l’ex sindaco di Sassari, Gianfranco Garau, già presidente del consorzio Cal. “Basito” si dice invece Settimio Nizzi, ex consigliere (e poi sindaco) di Olbia, nonché presidente del Cipnes.
Ma, al di là dei casi singoli, una cosa è sicura: se dalla Sardegna il “contagio” della sentenza sui doppi stipendi dovesse allargarsi a tutte le regioni, saranno in tanti a preoccuparsi. Per questo moltissimi occhi (di ogni colore politico) sono puntati su Pittalis, il salvatore…