In Ucraina la trattativa di pace resta in salita anche dopo i colloqui di Miami. Per i russi l’incontro è stato “positivo” ma ci vorrà tempo per un accordo mentre Zelensky non si fida

Dopo i colloqui di Miami, Mosca chiude al trilaterale. Zelensky propone un cessate il fuoco congelando la linea del fronte

In Ucraina la trattativa di pace resta in salita anche dopo i colloqui di Miami. Per i russi l’incontro è stato “positivo” ma ci vorrà tempo per un accordo mentre Zelensky non si fida

Come accade ormai da quasi quattro anni, da Mosca a Kiev si continua a parlare di pace salvo poi accampare ogni possibile scusa per prolungare il conflitto. Kirill Dmitriev, inviato speciale presidenziale russo, è rientrato dalla trasferta a Miami dove nel fine settimana ha incontrato l’emissario statunitense Steve Witkoff e Jared Kushner. Al termine dei colloqui, l’emissario di Mosca ha definito le consultazioni “costruttive”, confermando così un clima di scambio, almeno a parole.

Secondo i media russi, Dmitriev riferirà a Vladimir Putin gli esiti degli incontri con Washington. Ma alle aperture verbali fanno da contraltare i limiti politici fissati dal Cremlino. Yuri Ushakov, consigliere per gli affari internazionali, ha spento le aspettative su un possibile tavolo trilaterale con Stati Uniti e Ucraina: un formato che per ora non è previsto.

A Miami nel weekend era presente anche una delegazione ucraina, con il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale Rustem Umerov e il capo di stato maggiore Andrii Hnatov. Segno che la diplomazia si muove su più binari e che gli Stati Uniti tentano di mantenere aperti tutti i canali.

In Ucraina la trattativa di pace resta in salita anche dopo i colloqui di Miami. Per i russi l’incontro è stato “positivo” mentre Zelensky punta i piedi

Volodymyr Zelensky, però, vede le cose in modo molto diverso da Mosca. In un’intervista ai media occidentali – tra cui La Stampa -, ha ribadito che l’unica soluzione praticabile, al momento, è il congelamento della linea del fronte. Restare nelle posizioni attuali, per Kiev, significherebbe un cessate il fuoco immediato. Un compromesso doloroso: “Nel Donbass i russi resterebbero nelle parti temporaneamente occupate”, ha ammesso, sottolineando però che il ritiro ucraino totale chiesto da Mosca è inaccettabile e contrario alla Costituzione.

Zelensky ha spiegato che la proposta americana di creare una zona economica libera senza truppe non garantirebbe la sicurezza. A suo avviso, Mosca tenterebbe di occupare nuove porzioni di territorio, come già accaduto. Per questo chiede a Washington più pressione: aiuti militari, sanzioni su larga scala e una linea chiara verso il Cremlino.

L’orizzonte ucraino resta intrecciato anche con l’Europa. Il presidente ricorda che l’adesione all’Ue è parte integrante delle garanzie di sicurezza, ma il veto del premier ungherese Viktor Orban resta un ostacolo politico rilevante.