Il riarmo spinge l’industria della difesa: remunerazione record per gli azionisti

Con la guerra in Ucraina e il piano di riarmo Ue, nel 2025 corre l'industria della difesa: per gli azionisti remunerazioni da record.

Il riarmo spinge l’industria della difesa: remunerazione record per gli azionisti

Il dato era praticamente scontato. Le conseguenze della corsa al riarmo si sentono anche in Borsa e, come prevedibile, a festeggiare sono gli azionisti dei maggiori gruppi europei della difesa. A fornire una stima è un’analisi di Vertical Research Partners per il Financial Times: la conclusione è che per questi gruppi si va verso una remunerazione record degli azionisti nel 2025.

La cifra è pari a circa 5 miliardi di dollari, ovvero il livello massimo toccato nell’ultimo decennio. A trainare è soprattutto l’aumento dei dividendi, come viene spiegato nell’analisi. Nella quale si evidenzia anche che alla crescita dei rendimenti si accompagna ujn rafforzamento degli investimenti, ovvia conseguenza della corsa al riarmo in corso in Europa.

Il riarmo spinge l’industria della difesa: remunerazione da record

Un dato presentato dallo studio riguarda la differenza della quota di ricavi destinati alla spesa in conto capitale e ricerca e sviluppo rispetto a prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina: l’aumento è netto, passando dal 6,4% di allora al 7,9% odierno. Diversa, invece, la dinamica negli Stati Uniti: dopo il picco nel 2023, infatti, i rendimenti per gli azionisti delle principali aziende della difesa sono diminuiti negli States, con un lieve calo pure per gli investimenti.

Tanto che negli Usa il settore è anche finito sotto accusa, con il sospetto che vengano privilegiati i riacquisti di azioni rispetto alla produzione. Anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha sollecitato i contractor a investire maggiormente. E l’accusa è arrivata pure dal segretario al Tesoro, Scott Bessent, che ha parlato di aziende “gravemente in ritardo nelle consegne” e ha chiesto maggiori investimenti in ricerca.

In realtà, dall’analisi emerge che comunque l’industria statunitense non stia investendo poco né facendo troppi profitti, stando ai dati: “I riacquisti di azioni e i dividendi, come quota della capitalizzazione di mercato, si sono quasi dimezzati negli ultimi due anni”.