dalla Redazione
“Prima di Equitalia i cittadini inadempienti stavano tranquilli e beati perché’ non c’erano attività di riscossione coattiva e procedure esecutive. Basti pensare che nel 2004 la società che gestiva Roma aveva fatto una sola procedura esecutiva su circa tre milioni di cittadini”. Il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, nel corso di un’audizione presso la Commissione parlamentare sul federalismo fiscale, si appunta la medaglia al petto. E snocciola numeri: “Prima avevamo 38 società di riscossione, altrettanti modelli organizzativi e piu’ di 300 membri dei consigli di amministrazione – ha ricordato Befera – alcune non avevano nemmeno un sistema informativo efficiente e, molti degli errori segnalati all’epoca, come le ‘cartelle pazze e inesatte’, derivavano da questo immane sistema non gestito in cui molti enti locali iscrivevano partite sbagliate”.
I tributi comunali
Dal febbraio 2009 al febbraio 2014 sono state trasmesse circa 63mila segnalazioni da quasi 900 Comuni, “con oltre 186 milioni di maggior imposta accertata”. E’ il bilancio della collaborazione tra enti locali e fisco che consente una compartecipazione agli incassi. “Ogni segnalazione – ha aggiunto Befera – ha mediamente consentito di accertare piu’ di 18mila euro di maggiori imposte e il trend di crescita del processo e’ stato costante dal 2009 ad oggi”. Nel 2012 Milano e Bergamo hanno incassato rispettivamente quasi un milione di euro, Bologna e Genova oltre 700mila euro, Rimini oltre 600mila. “E se queste cifre possono apparire esigue rispetto ai bilanci dei comuni citati – ha fatto rilevare – gli oltre 800mila euro incassati a Formigine o i 530mila incassati da Castel San Pietro Terme probabilmente hanno consentito a questi ultimi di riprogrammare i loro investimenti locali”.