Europa senza testimonial, anche in radio

di Marco Castoro

Giancarlo Loquenzi, la scadenza elettorale si avvicina ma la campagna elettorale resta sottotono e i temi sfiorano appena l’argomento Europa. Perché?
“Di Europa si parla poco e male. Anzi, chi ne parla male ne parla tanto. Chi ne parla bene ne parla poco. Il fronte anti euro è molto vocal, molto loquace. I sostenitori ci mettono cuore, grinta, passione e convinzione. Si fanno sentire, utilizzano i social network, sono bravissimi a creare i dibattiti. I difensori dell’Europa appaiono sbiaditi, forse per non farsi scambiare come gli schiavi dell’ideologia europeista”.
È così impopolare l’Europa?
“La crisi che coinvolge tutti l’ha resa impopolare. Gli ultimi dati dell’Istat fotografano che l’Europa è ferma, l’Italia arretra e solo la Germania cresce. Ciò facilita il sopravvento di argomenti scontati nella discussione, tipo la Germania da sola risucchia gli altri paesi europei e cresce a spese nostre. Quindi è più facile trovare argomenti per andare contro che per difendere Bruxelles. Da europeista convinto mi fa soffrire il fatto che in tutti questi anni il discorso europeo si sia impolverato. Ti passa la voglia di crederci. Si sentono solo slogan dal fronte da cui mi piacerebbe sentire più convinzione. Dall’altra parte invece troviamo dei campioni, arruffoni e populisti, che sono divertenti, nuovi, si fanno sentire”.
Ma i politici italiani non è che sappiano molto di Europa….
“I nostri politici sono impreparati su tutto. La classe politica fa acqua da tutte le parti. Anche la nuova ondata dei giovani lascia a desiderare. Perfino i parlamentari europei sanno poco di Europa. Si contano sulle dita di due mani quelli con cui puoi fare un discorso approfondito”.
I suoi radioascoltatori si emozionano sui temi europei?
“Mancando le informazioni, il dibattito non suscita interesse. Si parla sempre delle stesse cose. L’euro ci ha salvato o ci ha distrutto? La Germania ci succhia tutte le energie”.
È favorevole a uscire dall’euro?
“Assolutamente contrario. Gli economisti seri, quelli meno impegnati nel dibattito elettorale, ti spiegano che tornare alla lira è complicato. Bisogna uscire dall’Unione europea. Sì, è vero che puoi svalutare la moneta ma anche gli altri possono farlo contro di te. È vero che le esportazioni potrebbero essere più competitive ma il saldo con la bolletta energetica, pagata in dollari, riassorbe tutti i vantaggi. Poi c’è da tenere in considerazione che i risparmi degli italiani verrebbero ridotti del 25%, i valori immobiliari idem. Certo sull’euro di errori ne sono stati fatti tanti, a cominciare dal fatto che sia mancata una politica fiscale comune, tuttavia va detto che l’Eurozona ha un meccanismo che si è inceppato, che si è rotto, che non va però buttato a mare ma va riparato. Vorrei sentire chi ci spiega come farlo. I politici ti dicono che vanno a Bruxelles e se vincono chiedono gli Eurobond, che trasformano la Bce come la Federal Reserve, che eliminano il fiscal compact. Facile a dirlo ma poi devi fare i conti con l’oste. E l’oste si chiama Angela Merkel”.
E la sfiducia verso la classe politica cresce…
“Si nota abbastanza. L’approccio verso i politici genera sospetto, disgusto, ma della politica non si può fare a meno. La gente è sfiduciata e trova suggestivi i discorsi anti euro. Ma sono pochi quelli che vogliono veramente fare il salto nel buio e tornare alla lira. Perché hanno paura. Nessuno ha piacere che i propri euro diventino lire. A meno che non hai il gruzzolo in Svizzera o in Germania”.
Renzi l’altra sera è stato suo ospite. Quale impressione le ha fatto?
“Renzi non ha alternative. Contemporaneamente è la sua forza e la sua debolezza”.
E Berlusconi?
“È la quinta essenza del proporzionalismo. Ragiona su come salvare il salvabile e blindare gli affezionati. Mettere in un recinto i suoi fedelissimi e mantenere una sua dimensione media per trattare con ogni governo. In pratica Berlusconi guarda alla conservazione. Ecco perché si rivolge ai pensionati e non ai loro nipoti. Parla delle pensioni delle casalinghe e degli animali da compagnia. Non guarda al futuro”.
Di Grillo che cosa pensa?
“Sono rimasto negativamente impressionato. Non ho pregiudizi verso il M5S. Sono curioso, ho cercato di documentarmi ma vedo in Grillo dei codici e delle parole che mettono paura. Il nemico diventa una categoria, una classe, un’etnia. La deriva diventa pericolosa quando utilizzi sempre la parola tutti”.
Che dato prevede per l’affluenza alle urne?
“Sotto il 50% mi sembra difficile, sarà tra il 50 e il 60%. Di sicuro più è bassa e più fa il gioco di Grillo”.
Chi vincerà le Europee?
La classifica è segnata: 1)Pd, 2)M5s, 3)Forza Italia. Con la postilla che se si considera il Pdl e non Forza Italia da sola, quindi si sommano pure i voti di Lega, Ncd, Fratelli d’Italia, forse Grillo non sarebbe secondo”.
Per chi voterà?
“Ho perso il certificato elettorale e ancora non riesco a trovare la voglia e la forza per richiederlo”.