“A Bologna ci sarà un grave attentato”

La Digos indaga su una telefonata anonima arrivata al Carlino in cui viene annunciato un attentato a Bologna in relazione al caso Cospito.

“A Bologna ci sarà un grave attentato”

L’aria è quella degli anni bui della strategia della tensione. Lo Stato da una parte e la violenza politica dall’altra. E sembra di rileggere le cronache degli anni Settanta, quando ai centralini dei giornali arrivavano rivendicazioni, annunci di attentati o minacce. E Bologna – la città della strage alla stazione centrale del 2 agosto 1980 (85 morti), dei fatti della “Uno bianca” e dell’assassinio del giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Br nel 2002 – torna a essere al centro di un nuovo rigurgito eversivo. “A Bologna ci sarà un grave attentato, in relazione ai fatti di Cospito”, queste le parole pronunciate al telefono, martedì poco dopo le 8, da un anonimo.

La Digos indaga su una telefonata anonima arrivata al Carlino in cui viene annunciato un attentato a Bologna in relazione al caso Cospito

Dall’altra parte del capo c’era un centralinista della redazione bolognese de Il Resto del Carlino. La minaccia riguarda la vicenda di Alfredo Cospito, l’anarco-insurrezionalista condannato a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione del dirigente della Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e all’ergastolo per l’attentato del 2006 contro la scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Condanne per le quali l’anarchico abruzzese, già militante della Federazione anarchica informale, è finito al 41 bis, prima nel carcere di Sassari e ora in quello di Opera. Un uomo in guerra con lo Stato, fuori e dentro i penitenziari, dove dal 20 ottobre 2022 è in sciopero della fame, proprio contro il regime del carcere duro.

Una brutta storia che ha riacceso una miccia, quella delle frange anarchiche più violente, che negli anni, dietro una galassia sterminata di sigle, hanno seminato terrore, annunciando, minacciando e rivendicando centinaia di attentati e azioni. Non a caso gli analisti dei Servizi e dell’antiterrorismo, leggendo assieme i segnali che arrivano dagli ambienti anarchici e i risultati info-investigativi, da anni mettono gli anarchici in cima alla lista delle minacce “endogene” che continuano a mostrare “particolare pericolosità” e “vitalità”.

Dunque non si tratta di un fulmine a ciel sereno, ma, scrivono ancora i nostri 007 al Parlamento, di una “crescita esponenziale nella divulgazione in rete di proclami antisistema, propositi violenti e teorie cospirative”. Proclami sfociati in numerose “sortite operative”, sotto forma di “atti vandalici e/o incendiari e sabotaggi, ai danni soprattutto di infrastrutture delle telecomunicazioni”.

Nella Relazione del Dis del 2021, in particolare, l’intelligence ha evidenziato la propensione degli anarchici “a mobilitarsi su un doppio livello, che prevede un attivismo tanto di caratura ‘movimentista’ inteso a infiltrare le manifestazioni per promuovere più veementi pratiche di protesta, quanto di più marcata valenza terroristica con il compimento della tipica ‘azione diretta distruttiva’ contro diversi target, correlati ad altrettante varie campagne di lotta”.

Le principali “azioni dirette” di presunta matrice anarchica, solo nel 2021, sono state 44: 18 a danno di target tecnologici o per le telecomunicazioni e a seguire altre 13 contro le forze dell’ordine, il servizio Enjoy di Eni, ma anche strutture sanitarie, banche, partiti e esercizi commerciali.

Il Viminale innalza le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi sensibili

L’offensiva anarchica, ma soprattutto il salto di qualità delle azioni, preoccupa molto il Viminale che in queste ore ha deciso di innalzare le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi sensibili (sedi diplomatiche e istituzionali, carceri, redazioni, emittenti tv e magistrati in prima linea). Se ne è parlato mercoledì nel corso di un vertice del Comitato di analisi strategica antiterrorismo presieduto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a cui hanno partecipato i vertici della Forze dell’ordine e di Aisi, Aise e Dis.

Si è deciso anche di aumentare il monitoraggio della rete, dove, nelle ultime settimane, si sono susseguiti appelli a “battere il ferro finché è caldo”, alla solidarietà internazionale per Cospito e a compiere azioni dirette contro “lo Stato oppressore”, come quelle messe in atto contro alcune sedi diplomatiche italiane all’estero. Massima attenzione anche agli ambienti carcerari e ai contatti tra detenuti anarchici e mafiosi per possibili convergenze nella lotta al 41 bis.

“La metodologia messa in atto dagli anarchici”, ha detto Piantedosi in conferenza stampa con Tajani e Nordio, “ci impone di porre attenzione alle sedi istituzionali per le modalità molto insidiose con cui si sono manifestate le azioni, anche in forma di attacchi terroristici”.

Ad animare gli ambienti anarchici più estremi, non c’è solo l’affaire Cospito, come prima ancora c’era la pandemia e le politiche sanitarie, ma anche la guerra in Ucraina. Mercoledì scorso, sempre alla redazione bolognese del Carlino, come racconta l’edizione online del Qn, è stata recapitata anche una lettera anonima, su cui ora indaga al Digos, contenente minacce contro il premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Guido Crosetto proprio in relazione al conflitto in corso tra Kiev e Mosca e alla posizione assunta dall’Italia.

Sanremo blindato, 250 uomini vigileranno sul Festival

Preoccupazioni arrivano anche in vista del Festival di Sanremo, che sarà blindato con 250 unità delle forze dell’ordine, tra cui teste di cuoio, specialisti cyber, antiterrorismo e antisabotaggio. In questo caso, la Sicurezza nazionale teme che a rischio non ci sia solo l’evento nella città ligure, ma anche la sua diffusione attraverso la rete dei ripetitori della Rai disseminata lungo lo stivale. Con attentati che puntano a mettere fuori uso gli impianti delle telecomunicazioni, come quelli che si sono già verificati nelle ultime settimane contro le torri delle compagnie di telefonia mobile.

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