A Bonaccini la presidenza Pd. Così la Schlein frena i renziani. La corrente di Guerini non avrà altri incarichi di peso e perderà le capigruppo Serracchiani e Malpezzi

A Bonaccini la presidenza Pd. Così la Schlein frena i renziani. La corrente di Guerini non avrà altri incarichi di peso e perderà le capigruppo Serracchiani e Malpezzi

A Bonaccini la presidenza Pd. Così la Schlein frena i renziani. La corrente di Guerini non avrà altri incarichi di peso e perderà le capigruppo Serracchiani e Malpezzi

Domani al centro congressi La Nuvola di Roma per il Partito democratico inizia l’era di Elly Schlein. Tornano i riti dell’assemblea dem dopo anni di riunioni in videocollegamento, prima, e in modalità ‘ibrida’ – in collegamento e in presenza – poi. Quella di domani sarà anche la prima riunione interamente in presenza dopo l’ultima di Nicola Zingaretti.

In virtù del risultato delle primarie, 587.010 voti (53,75%) per Schlein e Bonaccini con 505.032 (46,25%), alla neo segretaria andranno 333 delegati in assemblea su 600, mentre 267 saranno quelli per Bonaccini. Un vantaggio di misura, dunque, sul quale peseranno anche i membri di diritto dell’assemblea Pd: i segretari fondatori del partito, gli ex segretari nazionali iscritti, gli ex Presidenti del Consiglio iscritti, i segretari regionali, i segretari provinciali, i segretari delle federazioni all’estero, delle città metropolitane e regionali, la Portavoce della Conferenza nazionale delle donne, i coordinatori Pd delle ripartizioni estero e il segretario dei Giovani Democratici oltre a cento tra deputati e senatori (indicati dai gruppi), i comuni dei capoluoghi e i presidenti di regione.

L’assemblea si aprirà sotto la guida della commissione congresso, seguirà la proclamazione della segretaria e si procederà con l’elezione del presidente e dell’ufficio di presidenza che, a quel punto, subentrerà alla commissione congresso. Nella seconda parte della giornata si eleggerà la direzione nazionale e il tesoriere. Ieri gli occhi e le orecchie erano tesi sul ruolo che avrà inevitabilmente Stefano Bonaccini. La segretaria dem è stata chiara sul fatto che per lui “ci sarà un ruolo e auspico che sia un ruolo politico di primo piano. Gli ho fatto una proposta di massima condivisione e nell’interesse del partito”.

Parole che suonano come una conferma dello sconfitto alle primarie prossimo presidente del partito. In tarda serata la conferma: sarà lui il prossimo presidente. Sfumano quindi le ipotesi di Bonaccini come vice segretario (invertendo lo schema che fu in Emilia Romagna) un po’ perché “difficile che Stefano accetti di essere vice qualcosa” e perché in ruolo così operativo in segreteria il presidente dell’Emilia Romagna si sarebbe ritrovato nella condizione di essere in disaccordo con scelte della nuova maggioranza del partito.

A Bonaccini la presidenza Pd

Bonaccini presidente del resto era un’ipotesi caldeggiata anche dai padri nobili del partito con cui la neo segretaria si è confrontata. Le riunioni e gli incontri si sono trascinate per tutta la giornata, con Base riformista (la corrente che fa riferimento a Guerini e Alfieri tra gli altri) preoccupata dall’ipotesi che un incarico di “prestigio” come la presidenza del partito significhi inevitabilmente non avere altre carte da giocare. È praticamente certo che le capogruppo alla Camera e al Senato, Debora Serracchiani quanto Simona Malpezzi, pur stimate da Schlein, dovranno cedere il posto. “Unità ma nella chiarezza politica”, continuano a ripetere i leader della mozione Schlein.

“Serve discontinuità nei comportamenti, con le parole siamo dei campioni il tema sono sempre i comportamenti che spesso come partito ci siamo sentiti rinfacciare” ha avvisato Stefania Bonaldi, coordinatrice degli amministratori della mozione Schlein che traccia una direzione chiara: “È necessario un ricambio del personale politico, – dice – della classe dirigente. Rinnovamento e non rottamazione, una pratica che abbiamo conosciuto in altre epoche e che ha segnato l’inizio del disfacimento del Partito democratico”. Forse quella che qualcuno chiama “radicalità” non è altro che un impegno di coerenza.