Il mondo al contrario. Non è quello descritto dal generale Vannacci, ma quello nel quale un cittadino viene identificato dalla Digos perché “reo” di aver staccato dal muro del suo palazzo dei manifesti abusivi dal contenuto neofascista, che celebravano il 50° anniversario della morte di Sergio Ramelli.
È accaduto martedì sera a Milano, prima della sfilata di oltre 2mila neofascisti per le strade di Cittastudi. Il residente ha raccontato a Repubblica si essere stato fermato prima da due poliziotti mentre staccava i manifesti, i quali hanno poi avvisato i colleghi della Digos che lo hanno identificato.
Ennesimo fascicolo della procura
Ma se ormai sfilare sfoggiando simboli nazisti e fascisti è diventata per molti “normale manifestazione del pensiero”, per i magistrati milanesi non è così, tanto che ieri la procura su quella indegna sfilata ha annunciato l’apertura di un fascicolo, in prima battuta conoscitivo, senza ipotesi di reato né indagati. Starebbe però valutando la contestazione di manifestazione fascista sulla base della legge Scelba.
I precedenti
La linea della Procura, diretta da Marcello Viola, è chiara ed espressa anche in un atto d’appello contro le 23 assoluzioni dello scorso novembre di altrettanti esponenti di estrema destra, identificati il 29 aprile 2019, sempre durante la commemorazione di Ramelli. Quel genere di manifestazioni, in cui cresce di anno in anno il numero di partecipanti (erano 600 nel 2014), per i pm ha “l’intento non solo di commemorare la morte del giovane”, ma anche di “rievocare un rituale tipico del partito fascista” e di “esternare” la “adesione ad un determinato sistema di valori”.
Una “condotta”, ha scritto il pm Enrico Pavone, che “assume preoccupante rilevanza”. Sussiste in questo caso, dunque, il “pericolo di ricostituzione del partito fascista”, anche sulla base, secondo la Procura, della sentenza della Cassazione a Sezioni Unite dello scorso anno. Un’inchiesta, affidata al pm Alessandro Gobbis, era stata aperta anche sul corteo dello scorso anno e ora, quando sul tavolo del procuratore arriverà l’informativa delle forze dell’ordine, sarà aperto un nuovo fascicolo da parte del pool antiterrorismo. Tra l’altro, un’informativa della Digos è già arrivata ai pm sui saluti romani che ci sono stati il 27 aprile al Campo X del cimitero Maggiore di Milano per la commemorazione (anche questa si tiene ogni anno) dei caduti della Repubblica sociale italiana.
No alla piazza proposta da Sala e La Russa
Intanto non si placano le polemiche sull’accordo – che ha preso forma durante la commemorazione ufficiale di Ramelli – tra il sindaco Beppe Sala e il presidente del Senato Ignazio La Russa di intitolare una piazza a tutte le vittime del terrorismo politico. “Non voterò la proposta di Sala. Non voterò la falsificazione della storia. Non si può mettere sullo stesso piano fascismo e antifascismo”, ha dichiarato il consigliere dei Verdi a Palazzo Marino Carlo Monguzzi.
“Il sindaco – accusa – confonde terrorismo con le lotte studentesche e operaie del ’68, facendo un mix che non giova a nessuno. A Milano in quegli anni c’era un pericolo neofascista reale, come dimostra la bomba di piazza Fontana. è inaccettabile che un sindaco eletto dal centrosinistra assecondi una narrazione che richiama la teoria degli opposti estremismi e l’autoassoluzione di La Russa e soci”.
Per tutti valgono le parole pronunciate mercoledì dal Segretario Anm, Rocco Maruotti: “Secondo una lettura invertita dalla settima disposizione transitoria della Costituzione, si identifica una giovane fornaia che esalta i valori costituzionali e non si identifica nessuno dei partecipanti ad una folta manifestazione in cui si rende omaggio alla memoria del fondatore del partito fascista”. Il mondo al contrario. Appunto.