Che le condizioni di Sergio Marchionne fossero disperate lo si era capito già sabato non appena erano stati convocati in fretta e furia i consigli d’amministrazione di tutta la galassia Fca. Dopo qualche giorno di coma irreversibile Marchionne è morto nell’ospedale di Zurigo. L’ex amministratore delegato di Fca aveva 66 anni.
In questi giorni c’è chi lo ha lodato e chi lo ha criticato aspramente. Sta di fatto che Marchionne è sicuramente un manager che ha segnato senza dubbio l’ultimo decennio di Fca. Quattordici anni passati alla guida del Lingotto dove è arrivato nel 2004 a guidare un’azienda che, all’epoca, era sull’orlo della banca rotta. Lascia un’azienda senza debiti, anche se qualcuno lo accusa di averlo fatto sulla pelle degli operai. Fca chiuderà il 2018 con 4 miliardi di liquidità in cassa, un utile netto previsto di 5 miliardi e 125 miliardi di ricavi. Marchionne lascia anche un piano industriale che fino al 2022 prevede 45 miliardi di investimenti e l’uscita di 25 nuovi modelli.
DALL’INFANZIA IN ABRUZZO AGLI STUDI IN CANADA. POI UNA CARRIERA BRILLANTE
L’ultima uscita pubblica di Marchionne c’era stata lo scorso 26 giugno a Roma alla presentazione della Jeep ‘Wrangler’ fornita all’Arma dei carabinieri. Non si fermava mai Marchionne che anche in quella giornata era stato anche a Maranello per vedere il Sud della Ferrari. Aveva parlato della posizione di Trump sui dazi, della comunità europea.
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La società Exor, in una nota, ha fatto sapere che Marchionne “è mancato”. Questo il commento di John Elkann: “E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.