Adesso Putin ha paura di un altro boicottaggio. E si schiera con Blatter. Gli arresti dei vertici Fifa minano i mondiali in Russia

L’uomo di ghiaccio ora ha paura. Il presidente russo, Vladimir Putin, teme lo spettro delle Olimpiadi del 1980. Nel gennaio di quell’anno, l’invasione sovietica dell’Afghanistan aveva scatenato la reazione degli Stati Uniti, che decisero di boicottare l’Olimpiade moscovita trascinandosi dietro altre 65 nazioni. Gli stessi americani potrebbero boicottare anche il mondiale che si giocherà fra quattro anni. Per questo, il capo del Cremlino, grato a Blatter per l’assegnazione della Coppa del Mondo 2018 alla Russia, è intervenuto con parole di fuoco nei confronti degli Stati Uniti.

L’ATTACCO
Secondo Putin, infatti, l’indagine americana sui dirigenti della Fifa è l’ultimo evidente tentativo da parte degli Usa di estendere la propria giurisdizione su altri Paesi. Per Putin, gli arresti dei dirigenti della Fifa su richiesta dell’Fbi rappresentano un palese tentativo di bloccare la rielezione di Blatter alla presidenza dell’organismo che governa il calcio mondiale, un voto che è previsto per domani. L’intervento degli Usa – è stata l’accusa di Putin – “rappresenta una grave violazione dei principi di funzionamento delle organizzazioni internazionali”. “Se non mi sbaglio – ha aggiunto il leader del Cremlino – l’elezione del presidente Fifa è prevista per venerdì e Blatter ha tutte le possibilità di essere rieletto. E sappiamo delle pressioni che gli sono state fatte per revocare l’assegnazione dei mondiali 2018 alla Russia”. Il presidente russo, inoltre, ha tenuto a sottolineare che lo scandalo non influenzerà in alcun modo in mondiali russi. “La cosa non ci riguarda”, ha tagliato corto.

I METODI
Quanto ai metodi utilizzati dagli Usa nell’indagine sulla Fifa, “sono paragonabili a quelli utilizzati con l’ex collaboratore della Cia Edward Snowden o con il fondatore di Wikileaks Julian Assange”, ha attaccato ancora Putin. Il quale, assieme ai colossi asiatici, non è disposto a rimescolare le carte nel grande gioco di potere che accompagna il calcio. E si capisce, dal momento in cui l’organizzazione della più importante competizione calcistica del mondo vale un giro d’affari compreso tra i cinque e i sette miliardi di euro. Comprensibilmente, agli Stati Uniti brucia – e molto – l’assegnazione della successiva Coppa del Mondo al Qatar (parliamo del 2022). Un’edizione su cui gli Usa avevano puntato, fino a ritirare la candidatura per il 2018. Dal punto di vista di Washington, l’assegnazione del mondiali 2022 al Qatar è una beffa. Di qui la determinazione statunitense a portare l’inchiesta fino al punto di svolta di questi giorni.

LO SCONTRO
Sullo sfondo, infatti, c’è lo scontro già aperto tra Stati Uniti e colossi asiatici per accaparrarsi l’altro mondiale, quello del 2026. Infatti, dietro la cronaca di questi giorni si nasconde un braccio di ferro politico-economico, uno scontro tra superpotenze con in palio l’edizione da assegnare dopo quella di Russia 2018 e Qatar 2022, quest’ultima vero pomo della discordia tra Stati Uniti e Fifa. E sul 2026 hanno già messo gli occhi anche due giganti asiatici – India e Cina – la cui concorrenza fa molta paura all’America.