Affondo congiunto sul Milleproroghe. Dalla Scuola al Superbonus. Fronte in Parlamento contro il Governo anche sull’Ilva di Taranto: “Giù le mani dai 575 milioni per la bonifica”

Un affondo congiunto sul Milleproroghe per eliminare la norma che diminuisce le risorse destinate alle bonifiche all’ex Ilva di Taranto.

Affondo congiunto sul Milleproroghe. Dalla Scuola al Superbonus. Fronte in Parlamento contro il Governo anche sull’Ilva di Taranto: “Giù le mani dai 575 milioni per la bonifica”

Un affondo congiunto sul Milleproroghe per eliminare la norma che diminuisce le risorse destinate alle bonifiche all’ex Ilva di Taranto. La mossa del ministro Stefano Patuanelli per garantire i controlli sul Superbonus, senza cancellare di fatto la cessione dei crediti. E la bocciatura della titolare dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che sullo scritto agli esami di maturità è stato spedito dietro la lavagna dal Consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi). Sono bastate poche ore per conclamare le debolezze del governo Draghi, con buona pace di chi professa un presidente del Consiglio rafforzato dalla rielezione al Quirinale di Sergio Mattarella. Magari all’orizzonte non c’è un rimpasto, come ripetono a Palazzo Chigi, ma l’affanno è chiaro.

Alla Camera presentati ben nove emendamenti sull’Ilva, con un obiettivo comune: affossare la norma

L’assalto all’arma bianca al governo comincia dalla norma sullo stabilimento siderurgico di Taranto, l’ex Ilva. Il decreto, approvato a fine dicembre, prevede infatti che “575 milioni, possono essere impiegate per interventi di decarbonizzazione ed elettrificazione del ciclo produttivo”. Risorse sottratte agli interventi di bonifica. Alla Camera sono stati presentati ben nove emendamenti, proposti e sottoscritti da diverse forze della maggioranza, con un obiettivo comune: affossare la norma.

Una mossa che vede compatto il Movimento 5 Stelle. Ma ci sono anche il Pd, con in testa l’ex ministro, Francesco Boccia, Forza Italia, su iniziativa di Vincenza Labriola, e Italia viva. Che però getta acqua sul fuoco. Spiega Marco Di Maio, deputato renziano: “Non vedo un problema politico. È una questione territoriale, con un’eco nazionale”. Meno sorprendente che anche FacciamoEco di Rossella Muroni e l’Alternativa, capeggiati sulla questione dal pugliese Giovanni Vianello, abbiano depositato l’emendamento per conservare i 575 milioni di euro per le bonifiche. “È un errore che deve essere rimediato completamente, senza alcun compromesso”, dice a La Notizia la senatrice Barbara Lezzi (nella foto), spettatrice interessata da Palazzo Madama.

Un’altra battuta d’arresto per Draghi arriva sul fronte Superbonus. Patuanelli, ministro delle Politiche agricole, proporrà “un decreto con un prolungamento della misura del Superbonus 110% per le monofamiliari”. Un correttivo sulle restrizioni della cessione del credito, introdotte dalla premiata coppia Draghi-Franco, che di fatto stano bloccando “migliaia di interventi, rischiando di far fallire le imprese oneste e di danneggiare migliaia di famiglie”, ha sottolineato Patuanelli. Prendendosi il plauso del M5S. “È fondamentale che si rimedi subito a un meccanismo perverso”, hanno dichiarato i deputati Luca Sut, Riccardo Fraccaro e Patrizia Terzoni. Anche in questo caso è un fronte trasversale.

“Il governo deve tornare indietro”, ha avvertito sulla questione Erica Mazzetti (Forza Italia). Non meno duro è stato il colpo inferto a Bianchi, ministro dell’Istruzione. Il ritorno allo scritto non s’ha da fare, sia per gli esami di terza media che per la maturità, secondo il giudizio del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Un parere non vincolante, certo, ma che bacchetta Bianchi. E abbatte il suo progetto. “Il ministero riveda l’esame di Stato proposto a una generazione di ragazzi e ragazze colpite pesantemente dalla pandemia degli ultimi 2 anni”, sintetizza Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana. Con i Migliori che scontentano tutti. Da destra a sinistra, fino ai tecnici del Cspi.