L’Afghanistan presenta il conto. Sette miliardi in vent’anni a Kabul. Ecco il saldo finale della missione italiana. Chiusa a giugno con il rientro del nostro contingente

Il saldo finale della missione italiana in Afghanistan. Chiusa a giugno con il rientro del nostro contingente, è costata oltre 366 milioni di euro l’anno.

L’Afghanistan presenta il conto. Sette miliardi in vent’anni a Kabul. Ecco il saldo finale della missione italiana. Chiusa a giugno con il rientro del nostro contingente

Tempo di bilanci sulla missione italiana in Afghanistan. Il 29 giugno scorso, dopo quasi 20 anni, ha detto addio a Kabul anche l’ultimo militare del nostro contingente. “E’ terminato in totale sicurezza un imponente sforzo logistico e operativo condotto con puntualità e sicurezza dalle nostre forze armate”, ha dichiarato due settimane fa il ministro della giustizia Lorenzo Guerini. Ed è ora possibile anche stabilire quanto esattamente il contrasto ai talebani è costato all’Italia: ben 7 miliardi, 324 milioni e 800mila euro. Oltre 366 milioni di euro l’anno.

LE TAPPE. L’operazione Enduring Freedom in territorio afghano è scattata dopo gli attentati subiti l’11 settembre 2001 dagli Stati Uniti d’America, con l’obiettivo di colpire cellule di Al Qaeda e ridimensionare i terroristi che avevano lanciato una sfida all’Occidente. L’Italia ha partecipato all’intervento dal 18 novembre 2001 al 3 dicembre 2006, con compiti di sorveglianza, interdizione marittima, e monitoraggio di eventuali traffici illeciti. Nel gennaio 2002 ha inoltre preso il via la missione ISAF (International Security Assistance Force) che, come previsto dall’Accordo di Bonn, ha autorizzato la predisposizione di una forza di intervento internazionale con il compito di garantire, nell’area di Kabul, un ambiente sicuro a tutela dell’Autorità provvisoria afghana, guidata da Hamid Karzai, e del personale delle Nazioni Unite.

A ISAF, l’1 gennaio 2015 è quindi subentrata la nuova missione Resolute Support Mission, con il mandato di svolgere attività di formazione, consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative. E lo scorso 15 aprile, su proposta di Washington, in applicazione degli accordi tra l’amministrazione americana e il movimento talebano sottoscritti a Doha nel febbraio del 2020, il Consiglio atlantico ha deciso di chiudere anche Resolute Support. L’8 giugno scorso ha infine avuto luogo la cerimonia di ammaina bandiera del contingente italiano della missione, alla presenza proprio di Guerini, e il 29 giugno sono rientrati a Roma anche gli ultimi militari. La conclusione di una dele missioni internazionali più lunghe per l’Italia.

IL QUADRO. L’impegno italiano è iniziato nel 2001 in Afghanistan schierando oltre mille uomini, il doppio l’anno successivo, per arrivare a 4.250 nel 2011 e poi man mano tornare a mille quest’anno. Un ridimensionamento dunque graduale. A livello finanziario invece la spesa è stata inizialmente di 71,6 milioni di euro, per toccare gli 833,4 milioni nel 2011 e scendere ai 154,3 quest’anno. Il quadro a Kabul resta però particolarmente instabile e i timori che in poco tempo finiscano vanificati gli sforzi fatti in un ventennio sono molti. E non solo per gli afghani che hanno collaborato con gli occidentali.

“L’impegno della comunità internazionale, Italia in primis, per l’Afghanistan e continuerà in altre forme, a partire dal rafforzamento della cooperazione allo sviluppo e al sostegno alle istituzioni repubblicane afghane”, ha affermato Guerini. Ma le azioni dei talebani, tornati ad essere i padroni del Paese, fanno appunto paura. E lo stesso ministro della difesa, audito nei giorni scorsi dalle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato sul tema delle missioni internazionali, non ha fatto mistero delle difficoltà. “La Difesa – ha precisato – è pronta a partecipare ad iniziative volte a non disperdere i risultati fin qui conseguiti”.

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