Missioni internazionali, la Libia resta una piaga. Dopo il ritiro da Kabul preoccupa l’aggressività dei talebani. L’Italia potrebbe intervenire di nuovo in Afghanistan

La Libia è stata ieri al centro di un'audizione dei ministri Guerini e Di Maio davanti alle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato.

Missioni internazionali, la Libia resta una piaga. Dopo il ritiro da Kabul preoccupa l’aggressività dei talebani. L’Italia potrebbe intervenire di nuovo in Afghanistan

Avanti con le 40 missioni internazionali in cui è impegnata l’Italia. Ieri, davanti alle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato, a relazionare sul tema, alla luce delle delibere adottate dal Consiglio dei ministri lo scorso 17 giugno, sono stati i ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e della difesa, Lorenzo Guerini. Un dibattito in cui le principali contestazioni hanno riguardato ancora una volta la Libia.

All’estero sono impegnati in media 6.500 militari, fino a un massimo di 9.500. Sui finanziamenti alla Libia, soprattutto da Leu, sono però arrivate critiche. “Non possiamo – ha detto la senatrice Loredana De Petris – continuare a dare soldi e mezzi alla Guardia costiera libica chiudendo gli occhi su quello che succede nei lager libici e sugli intrecci strettissimi tra Guardia costiera e i trafficanti di vite umane”.

Qualche difficoltà, come non ha fatto mistero Guerini, c’è poi dopo il ritiro dall’Afghanistan, per via dell’aggressività che stanno manifestando i talebani. “La Difesa è pronta a partecipare ad iniziative volte a non disperdere i risultati fin qui conseguiti”, ha detto il ministro. L’Italia, sempre in Medio Oriente, si appresta inoltre a guidare la missione Nato nel 2022 e in Libano ha offerto una nave alla missione Unifil. E nello stretto di Hormuz gli italiani parteciperanno con un dispositivo aeronavale ad Emasoh, iniziativa a guida francese di 8 Paesi europei, con l’obiettivo di promuovere la sicurezza del transito dei mercantili.