di Clemente Pistilli
Cosa nostra al Sud, estrema destra al centro e antagonisti al Nord. Mafia ed extraparlamentari. Tutti pericolosamente uniti nel cavalcare e cercare di sfruttare per i loro fini destabilizzanti il movimento dei forconi. Un eterogeneo gruppo di allevatori, agricoltori e pastori nato nel meridione, che guardando a Facebook non arriva a settantamila simpatizzanti, si fa fatica a credere che possa bloccare da un giorno all’altro l’Italia. Difficile che possa convincere spontaneamente schiere di disoccupati, pensionati e camionisti italiani a unirsi alla protesta. Quello che si va delineando nelle ultime ore è uno scenario diverso, che sembra riportare ai moti di Reggio Calabria e al Boia chi molla. Proprio lo slogan che ieri qualche estremista di destra ha lanciato a Roma.
Il movimento
I Forconi sono nati in Sicilia lo scorso anno. Sotto tale nome sono confluite sigle variegate, accomunate da battaglie antisistema. Si scagliano contro Equitalia, le tasse, il debito pubblico, l’euro, la troika e le grandi lobby finanziarie. Nel calderone il movimento “politicamente” più strutturato è quello guidato dal quel Mariano Ferro che nel 2012 si candidò alla presenza della regione Sicilia raccogliendo però solo l’1,2% dei voti. Sede ad Avola (Siracusa), i Forconi hanno uno statuto che sembra un’autentica piattaforma. Altra organizzazione che sta alimentando le proteste è poi l’Aitras (Associazione italiana trasportatori), anch’essa siciliana, con sede a Campobello di Licata (Ag). Il suo presidente, Salvatore Bella, è un imprenditore del settore trasporti con un curriculum fluviale. Al Nord è attiva Life (Liberi imprenditori federalisti europei), sede a Conegliano (Tv), guidata da un falegname veronese che si chiama Lucio Chiavegato. Per quanto riguarda il Centro-Italia, invece, abbiamo il Movimento autonomo trasportatori guidato da un autotrasportatore laziale che si chiama Augusto Zaccardelli. Del gruppo fa parte anche il Cra (Comitato agricoltori riuniti), affidato alle cure di Danilo Calvani, il quale tentò senza successo nel 2011 di diventare sindaco di Latina. Per finire c’è Il Cospa-Cobas Latte, ovvero un gruppo che riunisce pastori e allevatori. Un esercito modesto per paralizzare un Paese.
Gli infiltrati
Fin dalla sua nascita il movimento dei Forconi ha però suscitato l’interesse di Cosa Nostra, la stessa organizzazione che controlla parte del trasporto su gomma in Italia, a volte alleata in tale settore con i Casalesi, e che dai blocchi, dal decidere chi far passare e chi no, quali merci far arrivare a destinazione e quali far marcire sui piazzali, ottiene enormi guadagni. Del resto già lo scorso anno fu proprio il presidente siciliano di Confindustria, Ivan Lobello, a denunciare le infiltrazioni nel movimento dei forconi. Tante critiche, ma anche tante conferme, visto che nel giro di breve tempo vennero arrestati uomini legati a boss come Matteo Messina Denaro, Totò Riina e Nitto Santapaola. Ora nelle strade si sono riaffacciati i soldati di mafia e sono comparsi volantini come quelli balzati agli onori delle cronache nell’agrigentino: “Viva la mafia, viva i forconi”. Al centro a sfruttare la ghiotta occasione è invece quell’estrema destra che fa del populismo una bandiera. Vicino ad agricoltori e camionisti sono stati così fotografati dagli investigatori esponenti di Forza Nuova, di Casapound e dell’Mse. Sono state lanciate molotov e rispolverati slogan degli anni settanta. Al Nord, infine, a cercare di cavalcare il movimento sono stati gli autonomi, cresciuti a pane e guerriglia in Val di Susa e ora pronti a spostarsi nei diversi angoli del Paese dove si intravede la possibilità di dare una spallata allo Stato. Anarchici, movimenti per la casa, centri sociali. Tutti forconi per un giorno. Tutti pronti a sfruttare la piazza e a creare più caos possibile. Se poi a rimetterci è la maggior parte dei cittadini poco importa. A questo poi si aggiunge il fatto che la protesta è guardata con simpatia dai due principali leader politici italiani attualmente fuori dal Parlamento, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, e il cerchio si chiude. Chi vuole dare un colpo di forca al sistema, seguendo il machiavellico fine che giustifica i mezzi, ha trovato la strada giusta.