Agroalimentare sotto scacco. Pure il cibo è in mano alle mafie, dal pesce fino a olio e vino. E cresce pure il business dell’archeomafia

Il rapporto Ecomafia 2016 denuncia 20.706 illeciti legati all’agroalimentare nel corso dello scorso anno. Con ben 4.214 sequestri per 586 milioni di euro.

I cibi del made in Italy sono letteralmente sotto l’attacco della malavita. Perché se da un lato sono calati in linea generale i reati contro l’ambiente, dilagano quelli specifici relativi al settore dell’agroalimentare. Il rapporto Ecomafia 2016, presentato ieri da Legambiente al Senato, denuncia ben 20.706 illeciti legati all’agroalimentare nel corso dello scorso anno. Con ben 4.214 sequestri per un valore complessivo di 586 milioni di euro. Sono i prodotti ittici i più aggrediti dalle fauci dei malavitosi. Sono 6.299 le illegalità accertate. Il reato più diffuso è la contraffazione. E a pagare il prezzo più caro sono quei prodotti a marchio protetto come l’olio extravergine d’oliva, il vino, il parmigiano e tanti altri tipici della nostra industria agroalimentare.

Tra i reati più diffusi prende sempre più piede il caporalato. Da nord a sud non c’è distretto agricolo che tenga. Lo sfruttamento dei lavoratori è diventato quasi la normalità. Le ispezioni del 2015 hanno accertato violazioni nel 56% dei casi, con lavoratori parzialmente o totalmente irregolari e ben 713 fenomeni di caporalato accertati. Salgono i reati anche per quanto riguarda il racket degli animali con 8.358 reati commessi. Allarme rosso anche per quanto riguarda i roghi che hanno mandato in fumo oltre 37 mila ettari di terreno. Incendi registrati, nel 56% dei casi, nelle 4 regioni con il più alto tasso di presenza della mafia.

I DATI GENERALI – Segnali positivi arrivano, però, prendendo in esame i dati generali sugli ecoreati. L’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale ha fatto registrare une leggerissima inversione di tendenza. Sono stati 27.745 gli illeciti accertati. Restano comunque 76 reati al giorno, uno ogni tre ore. Insomma c’è ancora tanto da fare. Ma il segnale arrivato dal rapporto Ecomafie 2016 è assolutamente positivo. Si dà, infatti, il caso che per la prima volta in vent’anni dalla presentazione del primo rapporto dimunuiscono i reati e il businnes della malavita. Con le nuove norme sono state arrestate 188 persone e sono diminuite quelle denunciate (24.623) e i sequestri (7.055). Il business complessivo delle economafie è sceso, però di quasi tre miliardi rispetto all’anno precedente, da 22 miliardi del 2014 a 19,1 del 2015. Un calo che va di pari passo con la contrazione degli investimenti nel ciclo del cemento e dei rifiuti. Il 2015, infatti, ha fatto registrare il calo della spesa per le opere pubbliche e per la gestione del ciclo dei rifiuti urbani (da 13 a 7 miliardi).

LE SOLUZIONI – Tra i suggerimenti di Legambiente per porre un freno ulteriore al malcostume vi è anche quello della creazione di una Polizia Ambientale strutturata e diffusa sul territorio. Non proprio una soluzione così facile da portare in porto. Meno utopistica appare, invece, la facilitazione dell’iter per l’abattimento degli ecomostri e anche l’uniforme applicazione della legge sugli ecoreati. I primi segnali però lasciano ben sperare.

ARCHEOMAFIA, UN BUSINESS CHE VALE MILIARDI – C’è un business illegale che non ti aspetti e che vale miliardi. È quello delle archeomafie, relativo ai reati che hanno a che fare con il traffico di beni archeologici. Un giro d’affari illegali per 3,4 miliardi di euro. Si va dagli scavi clandestini e le razzie all’interno dei siti archeologici per arrivare ai furti e al traffico illegale di opere d’arte. La filiera malavitosa passa quindi da chi ruba i reperti a chi deve poi piazzarli sul mercato clandestino. E non è da escludere che alcuni di questi reperti possano finire, una volta ripuliti grazie a una documentazione falsa, in importanti musei internazionali. Un business in ascesa, basti pensare che la cifra del 2015 è superiore di ben sei volte rispetto a quella dell’anno precedente, quando il business delle archeomafie valeva 530 milioni. Impennata degli arresti (+226%), e un +149% dei beni sequestrati. I dati del 2015 evidenziano 1.355 denunce, 619 furti, 284 sequestri e 49 arresti.