Air France scherza col fuoco. Non ci saranno 5 mila esuberi ma “soltanto” 2 mila

di Angelo Perfetti

Ormai è un Risiko dove al posto dei carrarmatini ci sono gli aeroplanini. Accelerate, frenate, disponibilità e poi gelo totale. E ancora precisazioni. Tutto con un solo obiettivo, checché se ne dica:  Air France-Klm  smentisce di aver richiesto il taglio di 5.000 posti di  lavoro in Alitalia come condizione per partecipare  all’aumento di capitale. Lo ha precisato la compagnia aerea  transalpina dopo le indiscrezioni stampa italiane circolate  nel fine settimana. Un taglio di 5 mila posti di lavoro ‘’è troppo, non è credibile’’, rivela a ‘Le Monde’ una fonte vicino ad Alitalia secondo la quale Air France – Klm punterebbe invece ad un taglio ‘’di circa 2 mila posti’’. Un taglio che prevederebbe ‘’il mancato rinnovo dei contratti a durata determinata’’. Secondo un ex dirigente di Alitalia interpellato dal quotidiano francese e che punta invece su un taglio di circa 3 mila posti di lavoro, l’eventuale taglio di 5 mila posti di lavoro significherebbe ‘’lasciare a terra 22 aerei’’.

Prova a metterci una pezza il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato: “In caso di esuberi nella partita Alitalia saranno messi in campo una serie di meccanismi e di ammortizzatori sociali. Staremo a vedere cosa è previsto esattamente, ma non mi pare sia mai capitato che una grande impresa chiuda un pezzo della sua attività senza che ci sia un aiuto anche da parte dello Stato in modo tale da non creare drammi sociali”. Bisogna capire cosa intenda Zanonato per “drammi sociali”. Se si riferisce a suicidi di massa forse ha ragione, ma se derubrica a “momentanea difficoltà” quella passata da migliaia di lavoratori Alitalia già fatti fuori alla prima ristrutturazione, allora sbaglia di grosso. Perché a quelli – che già erano tanti – vanno aggiunti tutti i lavoratori dei magazzini, quelli del catering, quelli dei duty free e, più in generale, quelli dell’indotto, devastato dallo spacchettamento dei servizi di Alitalia (e di Adr) – in gergo tecnico “esternalizzazioni” – che con continue gare al ribasso hanno portato i lavoratori a mantenere il posto per un tozzo di pane, quando ce l’hanno fatta.
Senza considerare che anche la stima minima, cioè 2.000 esuberi, rappresenta comunque una cifra altissia, e che l’ipotesi di ammortizzatori sociali non fa che acuire ancor più il problema delle casse statali già asfittiche.

“Cronaca di una morte annunciata”, la definisce Roberto Giordano, segretario della Cgil di Roma e del Lazio. “L’aeroporto di Fiumicino, contagiato inevitabilmente dal declino di Alitalia che rischia di perdere altri 1.500 posti di lavoro: stiamo parlando della sofferenza di diverse aziende impegnate in settori strategici per il trasporto aereo. Oggi non c’è più tempo per discettare della crisi e dei suoi numeri- continua- perché i lavoratori sono allo stremo e la situazione e’ diventata esplosiva. Intervengano Regione e ministero competente per riportare la situazione a un governo complessivo, nella consapevolezza che il nostro territorio impatta la crisi del sistema in modo eccezionale rispetto ad altre realtà nazionali. Questa volta – aggiunge – non ci potremo accontentare di prese di posizione, perché con queste i lavoratori non arrivano alla fine del mese: serve un intervento deciso della mano pubblica per mettere i diversi soggetti intorno a un tavolo e decidere assieme il futuro del trasporto aereo sul nostro territorio.  Non vi è dubbio che questa partita si gioca a livello nazionale – conclude il sindacalista – così come non vi è dubbio che saremo noi a pagare il conto più salato”.

I francesi ci snobbano e noi gli facciamo pubblicità

Loro ci considerano “zero”, così come le nostre azioni societarie, e noi gli facciamo pubblicità. Nell’edizione di ottobre 2013 del mensile interno di Alitalia e AirOne “Magazine 013” – pubblicazione interna e dunque destinata solo ai dipendenti – si parla della nuova iniziativa “A spasso per Parigi” di Air France. E’ una nuova campagna pubblicitaria in cui i nostri cugini d’Oltralpe invitano a riscoprire i prodotti e i servizi d’eccellenza francesi, e le nuove tariffe MiNi, disponibili sui voli intra-europei. Grandi affissioni ovunque, anche negli scali di Fiumicino e Linate, e lo slogan “Gusto alla francese” che, insieme a quello “A spasso per Parigi” sa tanto di presa in giro per i dipendenti Alitalia che a spasso, proprio grazie al piano previsto da Air France, rischiano di finirci per davvero. Tutto nero su bianco sul magazine aziendale, così come nero su bianco nel lontano giugno 2009 (magazine n.83) i dipendenti sciorinavano tutto il loro malcontento per una situazione in stallo critico. Tra gli aspetti più negativi che caratterizzavano la situazione c’erano il mancato riconoscimento del merito, la spiegazione inadeguata e insincera delle scelte organizzative, l’impossibilità di fare programmi per il futuro, le notevoli distanze tra l’agito e il desiderato. Distanze percepite così alte un po’ tra tutte le fasce della popolazione aziendale, anche se il maggior senso d’insoddisfazione era diffuso tra il personale che lavorava allo scalo. Nel numero successivo della rivista Andrea Stolfa, responsabile marketing , Revenue  Management e Network provava a ridare fiducia ai dipendenti annunciando “cambiamenti di grande impatto sull’intercontinentale”. Quali? “Una classe intermedia tra la Maginica e l’Economy… nuove poltrone full flat”. L’obiettivo  era far diventare Alitalia la vetrina del miglior made in Italy. Sappiamo come è andata a finire.