di Carola Olmi
L’immenso debito pubblico italiano è in mano a una dirigente quanto meno con le idee confuse. Non possono aver pensato altro i magistrati di Trani, la piccola Procura che sta conducendo uno dei processi potenzialmente più devastanti per l’intera architrave della grande finanza internazionale. Sul banco degli imputati ci sono infatti le potenti società di rating che tra maggio 2011 e gennaio 2012 misero in ginocchio l’Italia a colpi di dossier sull’affidabilità della nostra economia, facendo schizzare alle stelle lo spread sul debito pubblico e portando alle dimissioni del governo legittimamente in carica.
UN COLPO ALLA BOTTE…
A testimoniare in questo processo ieri è stata chiamata la massima responsabile del debito pubblico al Ministero del Tesoro, Maria Cannata. E qui la potentissima dirigente ha dato un colpo alla botte e un colpo al cerchio, prima affermando una innegabile verità e poi smentendone gli effetti. La Cannata, in sostanza, ha rivelato che “Con Standard&Poor’s è come parlare al vento”. Ammettendo di ritenere inappropriato che soggetti privati possano avere un così importante compito di valutazione. Un attacco frontale, che conferma quanto è stato ed è ancora (anche se un po’ meno) sotto gli occhi di tutti. A questo punto però la dirigente ha negato gli effetti di questo strapotere (come se lo spread ai tempi di Berlusconi sia volato per virtù dello Spirito Santo) e tornando sui suoi passi ha detto che “Non vi è correlazione” tra declassamento del rating e le aste dei titoli pubblici, aggiungendo addirittura che “talvolta le aste siano andate anche meglio” dopo il taglio del giudizio delle agenzie.
POLTRONA INAMOVIBILE
Dunque le agenzie sono così potenti da emettere i loro giudizi ascoltatissimi senza curarsi niente di meno che degli Stati e poi – secondo la Cannata – non pesano. C’è qualcosa che non torna, insomma, senza contare lo strano caso di un dirigente così poetente che sta in una stessa posizione da moltissimi anni, nonostante il corteggiamento per quella posizione da parte di tutte le grandi banche estere che fanno affari d’oro con i nostri titoli pubblici. I Pm però vanno avanti, accusando cinque analisti e manager dell’agenzia di rating di aver fornito “intenzionalmente” ai mercati finanziari alcuni report con informazioni distorte ottenendo l’effetto di far volare lo spread e far guadagnare miliardi agli speculatori.