Al G7 di Taormina arrivano i grandi…costi! La spesa già sale a 55 milioni di euro: “colpa” delle due strutture di Palazzo Chigi

Dopo tante polemiche, ora finalmente il G7 di Taormina del 26 e 27 maggio è alle porte. Eppure i costi sono già più alti rispetto al previsto. Ecco perché

Tanto si è detto, tanto se n’è parlato. E ora finalmente il G7 di Taormina del 26 e 27 maggio, è alle porte. Dopo mille polemiche relativi ai lavori, annunciati in un modo e conclusi in un altro, con un inevitabile riduzione rispetto a quanto previsto, pare essere tutto pronto per la riunione dei 7 grandi della Terra, da Donald Trump ad Angela Merkel, accolti dal nostro Paolo Gentiloni. C’è però un “ma”. Se infatti sapevamo che con la legge di Stabilità era stato deciso di stanziare la bellezza di 45 milioni “per l’attuazione degli interventi relativi all’organizzazione e allo svolgimento del vertice tra i sette maggiori Paesi industrializzati (G7), anche per adeguamenti di natura infrastrutturale e per le esigenze di sicurezza”, prima ancora che l’evento cominci ora veniamo a sapere che la spesa, in realtà, è ben più alta del previsto perché di mezzo ci sono i costi di mantenimento di ben due “strutture di missione” facenti capo direttamente a Palazzo Chigi. Ad ammetterlo, peraltro, lo stesso Governo in Commissione Affari Costituzionali.

La rivelazione – Per capire di cosa stiamo parlando, facciamo un piccolo passo indietro. A chiedere conto di quanto (e come) si stesse spendendo per l’evento di Taormina, è stato il deputato ex 5 Stelle Riccardo Nuti. Nella sua interrogazione, il parlamentare chiedeva esplicitamente non solo lo stato dei lavori, ma anche “il costo e il numero dei consulenti di cui si avvale la struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”. Una domanda tanto lecita, quanto interessante è stata la risposta dell’Esecutivo. Perché se ovviamente ha riconosciuto il fondo da 45 milioni di euro tra lavori ed esigenze di sicurezza, ecco la curiosa precisazione: “oltre alle suddette risposte – scrive nero su bianco il Governo – al fine di prevedere il finanziamento delle spese di funzionamento delle due strutture di missione allo scopo istituite  […] sono stati stanziati […] circa 10 milioni di euro”.

L’esercito – Insomma, la spesa sale da 45 a 55 milioni, perché – a detta del Governo – sarebbero state necessarie ben due strutture di missione. Ma di quali parliamo? Di una struttura guidata da Alessandro Modiano (retribuzione: 187mila euro), coadiuvato dal suo vice, Giovanni Donato, e dal direttore amministrativo Andrea Marin, con il compito di presiedere agli “aspetti logistici e protocollari”. L’altra, invece, è la struttura commissariale del prefetto Riccardo Carpino, che ha seguito i lavori e gli aspetti legati alla sicurezza. Ci si chiederà: com’è possibile pensare a due strutture e prevedere un maxi-costo da 10 milioni? Accanto alle esigenze ovviamente logistiche che hanno di per sè un costo, non si dimentichi che Carpino lavora a stretto contatto con lo “Sherpa G7” ad oggi formato da 11 esperti. Mentre la struttura di Modiano può, per legge, arrivare a contare ben 38 collaboratori. Non è un caso che, come detto, Nuti abbia chiesto anche il numero dei consulenti. Peccato, tuttavia, che su questo punto il Governo abbia preferito non rispondere.

Tw: @CarmineGazzanni