Alfano abbraccia Bonaiuti e si aggrappa all’Udc

di Fausto Cirillo

Quanti voti può valere la candidatura di Paolo Bonaiuti? Una quindicina, a occhio e croce. Non se ne voglia l’anziano portavoce di Silvio Berlusconi, ma è indubbio che la sua figura politica sia sempre stata piuttosto sbiadita e poco avvezza a scaldare i cuori dell’elettorato azzurro. Quanto invece può valere la transumanza del nostro nelle fila del Nuovo centrodestra che si appiglia per le Europee all’elettorato dell’Udc? Qui le cose cambiano, appartenendo la sua mesta fuoriuscita da Forza Italia alla categoria insondabile dei simboli. Imbarcarsi il giornalista per che per un paio di decenni ha sempre accompagnato il suo leader, restandogli sempre un passo indietro e per potergli meglio sussurrare nell’orecchio moderazione e prudenza, per le truppe alfaniane è comunque un bel colpo. Un trofeo inaspettato, che rafforza agli occhi dell’opinione pubbliche non tanto la consistenza del nuovo partito quanto lo smarrimento crescente che alberga in quello vecchio. Insomma, la rappresentazione immediata di come a palazzo Grazioli e dintorni le cose non girino più per il verso giusto e rischino anzi di scivolare giù per il pendio infido della decadenza. Sarà per questo che Angelino Alfano – dopo aver incontrato il segretario dell’Udc Lorenza Cesa e Mario Mauro dei Popolari per l’Italia – ieri si è affrettato a ricevere il senatore al Viminale. «La sua è una scelta di grande coraggio» aveva detto in mattinata a Radio24 il ministro dell’Interno pregustando il suo ultimo trofeo. «Lo conosco bene: è una persona per bene». Da parte sua, il reprobo spiegava per l’ennesima volta di voler restare nel centrodestra «per costruire una linea moderata. È una scelta di linea politica. Dentro Forza Italia è sparita l’area riformista e moderata». E per farsi ancora più apprezzare giustificava così, senza inutili, imbarazzi il suo passaggio passare dai banchi dell’opposizione a quelli della maggioranza: «Stimo Renzi e lo dico dal primo giorno» ovvero da quando «è diventato sindaco di Firenze per la prima volta e ha cancellato il progetto del tram». Roba grossa, insomma.

Il dettaglio che sfugge
Tanto che persino Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia e deputato della decapitata Scelta Civica (dopo Mario Monti ne ha lasciato la presidenza anche Alberto Bombassei), si permette di ironizzare: «È da incontri come quello di oggi tra Alfano e Bonaiuti che nascerà il nuovo centro-destra italiano, come no? Scelta Civica: 100% liberale e riformista, 0% berlusconiana, 0% CGIL».
Sta di fatto che ai protagonisti di questa storia non commendevole sfugge un dettaglio importante: all’opinione pubblica rischia di interessare assai poco, al massimo di essere utilizzata come un buon argomento per andare a infoltire le già robusta fila dell’astensionismo elettorale. In fondo ha ragione la parlamentare europea Elisabetta Gardini: «Bonaiuti? Se sei amareggiato dimettiti, vai a casa» ha esclamato. «Se sei amareggiato e non ti senti più a tuo agio nel partito dove hai preso i voti, e hai anche una certa età per andare in pensione, ma vai a casa! In Europa le persone si dimettono e non cambiano partito». In Europa, appunto.