Alice Scagni, storia della ragazza uccisa dal fratello. La madre denuncia: “Mi sono stati uccisi due figli”

Alice Scagni è stata uccisa dal fratello lo scorso maggio. La madre ha scritto una lettera al procuratore facendo una richiesta.

Alice Scagni, storia della ragazza uccisa dal fratello. La madre denuncia: “Mi sono stati uccisi due figli”

Alice Scagni aveva 34 anni e lo scorso maggio è stata uccisa a coltellata dal fratello. La mamma della donna uccisa e del figlio incarcerato, ha scritto una lettera di denuncia al procuratore chiedendo di inserire nel processo le telefonate di aiuto che la famiglia ha fatto per i problemi mentali del figlio.

Alice Scagni, storia della ragazza uccisa dal fratello

Alice Scagni aveva 34 anni ed era sposata con Gianluca (studi in economia in comune). i due avevano avuto un bambino e vivevano a Quinto, in via Fabrizi. Lo scorso 1° maggio a Genova, la donna è stata uccisa dal fratello con diciassette coltellate nella stradina davanti casa sua. Nelle ore immediatamente successive all’omicidio Alberto Scagni, 42 anni, senza lavoro, aveva ammesso l’omicidio atroce “L’ho fatto perché non mi davano più soldi per vivere, non ne potevo più di andare avanti così”. Inoltre, prima di uccidere la sorella, aveva dato fuoco alla porta di casa della donna per gli stessi motivi economici.

La madre denuncia: “Mi sono stati uccisi due figli”

A distanza di tre mesi dal delitto, la madre ha scritto al procuratore di Genova una lettera in cui chiede di divulgare le telefonate nelle quali i familiari chiedevano aiuto per curare Alberto, affetto da problemi mentali. La lettera è stata affidata al Secolo XIXLa Stampa e La Repubblica edizione di Genova. “Ho cercato in tutti i modi che conoscevo di arginare quella malattia che mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio. Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia”, si legge nella lettera.

Ho visto in modo prepotente e spietato insorgere la malattia in Alberto e progredire in modo inesorabile alimentata proprio dall’amore che aveva per sua sorella con la quale aveva sempre avuto un rapporto speciale. Ho cercato in tutti i modi che conoscevo di arginare quella malattia che mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio”, scrive Antonella Zarri, la madre di Alice e Alberto. La donna spiega di aver ricevuto una risposta “indolente ma prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia e aiuto verso i cittadini in difficoltà”.

“Sono perfettamente consapevole del fatto che le cronache, su come è stata distrutta la mia famiglia, presto termineranno. Ho l’atroce sospetto che si voglia far calare il silenzio su ciò che è accaduto”, è quanto pensa Antonella Zarri. “Lo dico da madre alla quale sono stati ‘uccisi’ due figli: abbiate il coraggio di rendere pubblico il drammatico dialogo di un genitore che invoca disperatamente aiuto sapendo che il proprio figlio, delirante, impazzito, sta per uccidere sua sorella, e la risposta delle forze dell’ordine. O forse la vergogna di qualcuno deve essere protetta?”, scrive ancora la donna. Nello spiegare che “Alberto è e sarà sempre mio figlio. Io e suo padre abbiamo assistito impotenti e soli alla sopraffazione spietata della sua devastante malattia“, Zarri dice al procuratore che il figlio “nella sua oscura follia ci ha preannunciato il delitto”. Poi la richiesta: “Noi abbiamo chiamato le forze dell’ordine. Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega? Perché ci nega la semplice notizia dell’apertura di una indagine nei confronti di coloro che avrebbero potuto e dovuto intervenire ed evitare tutto questo? Ci dia quelle telefonate, per favore, perché voglio farle ascoltare a tutti. Abbiamo l’impressione che lo Stato pensi solo a difendere se stesso e che il sistema ha funzionato perfettamente. Le colpe sono tutte di Alberto e quindi rimane un problema familiare. Comodo, no? Ci dia quelle telefonate e vediamo poi cosa ne pensa chi le ascolta”.

Non è tardata ad arrivare la risposta del procuratore: “Daremo i file più avanti. Ora l’inchiesta è su altri aspetti. Quelle telefonate non sono state messe a disposizione poiché è in corso l’incidente probatorio sul quadro psichiatrico di Alberto Scagni. La lettera incontra il nostro totale rispetto sul piano umano”.

 

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