di Maurizio Grosso
Alla fine Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste italiane, ha deciso di mettersi alla cloche dell’Alitalia, la disastrata compagnia di bandiera. Ieri il consiglio di amministrazione del colosso postale, controllato al 100% dal ministero dell’economia guidato da Fabrizio Saccomanni, ha dato il via libera all’adesione all’aumento di capitale per una quota di 75 milioni di euro. L’aumento rientra nell’operazione che prevede l’ingresso di Poste in Alitalia. I 75 milioni della società di Sarmi si vanno ad aggiungere ai 225 milioni che secondo fonti vicine ad Alitalia sono stati già raccolti dalla compagnia di bandiera in crisi di liquidità con la complessiva operazione di aumento di capitale.
Lo statuto
Il via libera del consiglio di amministrazione di Poste all’adesione della società all’aumento di capitale di Alitalia era la conclusione dell’iter amministrativo dopo che l’assemblea di Poste, nella riunione del 20 novembre, aveva deliberato la modifica dello Statuto includendo nell’oggetto sociale anche i servizi di trasporto aereo. Intanto proseguono le trattative tra Alitalia e Etihad Airways e potrebbero portare la compagnia di Abu Dhabi a diventare il maggiore azionista dell’ex compagnia di bandiera con una quota che potrebbe arrivare fino al 49%, con una iniezione di liquidità fino a 350 milioni di euro.
L’interesse
“Non posso che esprimere soddisfazione per la formalizzazione dell’interesse di Etihad per Alitalia. È un segnale importante che dimostra che la strada intrapresa dal governo due mesi fa per salvaguardare la strategicità del trasporto aereo per il nostro Paese e della sua compagnia storica fosse la strada giusta», ha affermato ieri il ministro dei trasporti Maurizio Lupi, aggiungendo che «la manifestazione di interesse di Etihad conferma la strategicità del nostro Paese, dell’hub di Roma e di Alitalia”.
La discontinuità
“Abbiamo lavorato perché i soci privati di Alitalia dimostrassero di credere nel loro investimento impegnandosi in un aumento di capitale che è stato sottoscritto per 225 milioni e chiusosi ieri con l’ingresso di Poste come importante partner industriale per 75 milioni», ha ancora chiarito Lupi in una nota. «Ad Alitalia, dicevamo a inizio ottobre, servono discontinuità, stabilizzazione dell’azionariato e una importante ristrutturazione attraverso un nuovo progetto industriale», ha aggiunto. «La nostra valutazione che Alitalia sia un asset strategico per il Paese, non era senza condizioni”, ha proseguito il ministro: “Oltre alle garanzie occupazionali, serviva una profonda revisione del piano industriale che garantisse alla società prospettive concrete di sviluppo e la possibilità di integrazione in un network globale. Venuto meno in questo senso il ruolo di Air France, che resta nell’azionariato con una quota minore, è stato possibile per Alitalia muoversi liberamente per la ricerca di un importante partner internazionale”.