Alitalia, Di Maio: “Tesoro e Fs potrebbero superare il 50% nella newco”. Via libera del Cda di Ferrovie a presentare l’offerta. E c’è anche l’accordo con Delta e EasyJet

Lo Stato torna a volare con Alitalia

Lo Stato torna a volare con Alitalia. A sorpresa, mentre si stringeva l’accordo tra Ferrovie, l’americana Delta Air Lines e la low cost britannica EasyJet ieri sera è arrivata la notizia che il Ministero dell’Economia entrerà nel capitale del vettore ormai in procinto di consumare la restante parte di liquidità dell’ultimo prestito ponte. Un salvagente da 900 milioni che la compagnia non potrà restituire come da programma a giugno prossimo, e che potrebbe essere trasformato almeno in parte nella quota di capitale del Mef.

Dunque le finanze pubbliche mettono una nuova stampella, sempre che Bruxelles non si metta di traverso, come peraltro non appare improbabile. Ovviamente il via libera all’intervento pubblico accordato in un Consiglio dei ministri con il premier Giuseppe Conte, Giovanni Tria e Luigi Di Maio, resta subordinato ai vincoli Ue e alla coerenza del piano industriale che sarà presentato. In una riunione del Consiglio di amministrazione di Fs ieri pomeriggio è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento delle trattative con Delta e EasyJet, dopo che l’ipotesi Air France sembra definitivamente sfumata per la ritirata dei francesi giustificata dal fantomatico alibi dei rapporti diplomatici tesi tra Roma e Parigi.

Da quanto trapela, sia gli americani che gli inglesi prenderebbero quote intorno al 20% ciascuno, mentre allo Stato tramite il Mef e Fs resterebbe non meno del 51%. Altre quote, inoltre, potrebbero essere prese da Cassa Depositi e Prestiti e da Poste Italiane, per quanto da entrambe queste due parti ci siano state in passato secche smentite. In ogni caso già oggi sapremo con maggiori dettagli dove si vuole concretamente atterrare, visto che il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha in programma un incontro con i sindacati dell’ex compagnia di bandiera.

Il progetto industriale è comunque molto ambizioso, e sembra andare verso un’integrazione senza precedenti tra treni e aerei, sia low cost che tradizionali, per quanto a tenere in piedi la baracca sono i metodi di sempre, con Pantalone che si fa garante di pagare il conto. Una scelta neanche tanto facile, visto che quella di Alitalia è una storia di miliardi pubblici e privati andati in fumo, e in larghe fette dell’opinione pubblica c’è poca disponibilità a vedere utilizzati altri denari del Tesoro per tenere in piedi la società.

Questa volta dunque si spera che i soldi dello Stato non diventino un nuovo regalo a fondo perduto, offerto giusto per salavare migliaia di posti di lavoro. Un esito scontato se i commissari straordinari nominati dal Governo avessero proceduto con la vendita a spezzatino o con la svendita ad esempio a Lufthansa, disponibile ad entrare nell’affare solo a condizione di licenziare non meno di tremila dipendenti.

Il Tesoro e le Ferrovie dello Stato potrebbero superare il 50% nella newco, ha detto il ministro Di Maio incontrando i sindacati di Alitalia. Il vicepremier ha spiegato che la partecipazione di Mef e Ferrovie nell’operazione di salvataggio della compagnia è una garanzia per la tutela ed i diritti dei lavoratori e non esclude altre partecipazioni di società pubbliche e private. Il capitale del Tesoro, ha spiegato ancora Di Maio, può andare anche oltre il 15%.

Il termine per Fs per la presentazione del piano industriale per Alitalia è fissato al 31 marzo. Di Maio ha aggiunto che anche Cassa depositi e prestiti “è disponibile per Alitalia e può servire per finanziamento acquisto o leasing velivoli, ma se il nuovo soggetto troverà condizioni di finanziamento migliori allora non servirà”.