Alitalia-Etihad: la trattativa spicca il volo

dalla Redazione

La lettera dovrebbe arrivare stasera, o al massimo domani. Ma la trattativa tra Etihad e Alitalia si avvia alla conclusione. «Siamo in attesa di una comunicazione formale, ci sono diverse voci per cui ci sarebbe una decisione positiva ma non abbiamo ricevuto ancora alcuna comunicazione», annuncia Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, una delle banche azioniste della compagnia di bandiera. Prende tempo il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. «Siamo alla stretta finale?», gli viene domandato all’uscita dell’assemblea di Bankitalia. «Siamo nella fase in cui Etihad dichiarerà le sue aspettative», è la risposta.
Certo, sentendo quello che dicono fonti governative e, soprattutto, forti delle parole del premier Renzi, la sensazione è quella di trovarsi davanti a una svolta. Come anticipato da La Stampa lunedì, e una seconda volta ieri, l’amministratore delegato della compagnia emiratina James Hogan ha convocato in gran segreto il consiglio di amministrazione per discutere la proposta di fusione con Alitalia.
Una volta recapitata la nuova lettera, il consiglio di Alitalia si potrebbe riunire nuovamente per dare il via libera alla stesura del contratto di fusione da parte dei rispettivi legali. Dopo mesi di dura trattativa, i tasselli sembrano (quasi) tutti al loro posto. Le banche avrebbero accettato la rinegoziazione di 565 milioni di debiti, cancellandone un terzo e convertendo il resto in azioni. Etihad ha ottenuto la manleva sulle perdite di quest’anno e le cause pendenti, in primis quelle con il socio Carlo Toto per una questione di leasing di aerei e con gli ex proprietari di Wind Jet. In cambio di tutto questo Etihad investirà 560 milioni per acquistare il 49% di Alitalia, per la quale sarà costituita una nuova società. Debiti, contenziosi e perdite dell’anno verranno gestiti da una bad company delle banche.

L’altro problema che deve essere ancora affrontato è quello degli esuberi. Etihad ne avrebbe inizialmente chiesti fino a tremila, Alitalia non ne vorrebbe subire più di duemila. L’accordo potrebbe trovarsi in mezzo. Nel mirino ci sono anzitutto i servizi di terra, i quali dovrebbero essere quasi completamente esternalizzati: per loro si parla di circa 1.900 uscite. Ecco perché la Cgil è la sigla che fa più resistenze: la gran parte di quei lavoratori sono suoi iscritti. Calerà anche il numero dei piloti, ai quali però si potrebbero aprire nuove prospettive se disposti a trasferirsi ad Abu Dhabi, sede dell’hub della compagnia. In questo caso si parla della uscita agevolata di almeno 200 piloti e 400 assistenti di volo. «Aspettiamo con ansia il progetto industriale. Ci auguriamo che sia di sviluppo», aggiunge sibillino il segretario della Uil Trasporti Marco Veneziani, sindacato più forte fra i dipendenti dei servizi di volo.