Alitalia ridotta all’osso. La flotta avrà meno di 50 aerei. Si stringono i tempi per far ripartire la compagnia. Inevitabili i tagli. E resta l’incognita di Bruxelles

Alitalia ridotta all’osso. La flotta avrà meno di 50 aerei. Si stringono i tempi per far ripartire la compagnia. Inevitabili i tagli. E resta l’incognita di Bruxelles

Ancora italiana, ma piccolissima. La nuova Alitalia che cerca di avvicinarsi alla pista di decollo si prepara a una cura dimagrante mai vista prima. Considerano i ritardi accumulati e le previsioni non rosee sulla ripresa del traffico aereo, la newco Ita ha messo mano infatti al piano industriale, ridimensionando ulteriormente i numeri già dimezzati rispetto alla vecchia compagnia annunciati due mesi e mezzo fa. Basterà per non finire nell’ennesimo flop?

Molte le variabili, tra cui quella a cui sta lavorando a pieno ritmo il governo, in cerca di una soluzione che soddisfi l’Ue sul nodo della discontinuità. Un vertice tra i ministri coinvolti nel dossier è attesa prima dell’appuntamento di venerdì con la commissaria Ue per la concorrenza Margrethe Vestager. Negli ultimi aggiornamenti del piano industriale i numeri risultano ridotti rispetto a quelli illustrati il 18 dicembre dai vertici della newco Francesco Caio e Fabio Lazzerini: la flotta, inizialmente di 52 aerei, dovrebbe scendere a 45-48 aerei (l’asticella potrebbe fermarsi a 47) e di conseguenza, i 5.200-5.500 dipendenti previsti in un primo tempo dovrebbero scendere in un range tra 4.500 e poco più di 5 mila (dagli attuali 10.500).

Numeri che, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero anche subire ulteriori riduzioni, tanto che circola l’ipotesi che si arrivi a 44 velivoli e circa 3 mila dipendenti. Viste le dimensioni ridotte, inoltre, si prevede che per l’avvio possano servire risorse pubbliche per circa 2 miliardi, mentre il resto dei complessivi 3 miliardi serviranno a completare il piano. L’aggiornamento del business plan è stato al centro di una riunione del Cda di Ita, che ricorda che a incidere sul processo di pianificazione, via via in completamento, sono tre fattori chiave: l’evoluzione del dialogo istituzionale, delle relative scadenze e delle implicazioni sulla struttura con cui Ita sarà autorizzata ad operare; l’aggiornamento delle proiezioni del traffico aereo atteso per i prossimi trimestri; le modalità e i tempi con cui Alitalia in amministrazione straordinaria gestirà la dismissione dei suoi asset.

IL VERTICE. Ita intanto punta a fare presto, in modo da non lasciarsi sfuggire la stagione estiva, con l’avvio della nuova compagnia almeno per maggio-giugno. Tutto dipende da quando arriverà il via libera dell’Ue, a partire dal quale, secondo gli addetti ai lavori, potrebbero servire un paio di mesi. Proprio in vista di quel momento, nel corso di un cda ieri è stato illustrato un primo schema di pianificazione a cui il management sta lavorando proprio per impostare l’avvio della fase operativa, una volta concluso il dialogo istituzionale, anche con le istituzioni eurounitarie, che ne determinerà tempi e modalità.

Il vero nodo sul tavolo ora è il modo con cui avverrà il passaggio degli asset dalla vecchia alla nuova compagnia. Su questo è focalizzata l’attenzione della Ue. Il governo sta cercando di stringere e dopo le due riunioni di sabato e di lunedì con il presidente del consiglio Draghi, i ministri coinvolti nel dossier (Daniele Franco del Mef, Giancarlo Giorgetti del Mise, Enrico Giovannini delle Infrastrutture e Andrea Orlando del Lavoro) potrebbero riaggiornarsi a breve, quasi sicuramente prima della call fissata con la commissaria Vestager.

L’ipotesi che al momento sembra più percorribile, anche perchè più rapida rispetto ai 4-5 mesi necessari per una gara, è la cessione della sola parte aviation con trattativa diretta oppure attraverso la cessione al Mef (e poi dal Mef a Ita). Gli altri asset, handling e manutenzione, prima della messa a gara insieme alla Loyalty, potrebbero all’inizio essere oggetto di contratti di servizio tra l’amministrazione straordinaria e Ita, garantendo allo stesso tempo un pò di ossigeno alla vecchia compagnia. Casse che ora sono quasi vuote e attendono ancora l’ok Ue all’ultima tranche dei ristori Covid.