Un vero e proprio grido d’allarme per i pericoli dovuti all’abrogazione dell’abuso d’ufficio. È quello lanciato ieri dal presidente dell’Anac, Giuseppe Busìa, a margine della presentazione della relazione annuale al Parlamento. “L’abrogazione dell’abuso d’ufficio sicuramente lascerà dei vuoti nel nostro ordinamento. Quindi occorre che, se la via che il Governo e il Parlamento intendono assumere è questa, siano rafforzati i poteri e le sanzioni che possono essere date, e che riguardano il conflitto d’interessi”, ha detto Busìa.
Che ha spiegato: “Esistono dei vuoti che erano stati evidenziati. Ad esempio nell’affidamento diretto di un contratto soprasoglia non si ha, secondo una interpretazione garantistica del codice, una turbativa d’asta e quindi non scatta un secondo reato. In caso di abrogazione si avrebbe la non punibilità di comportamenti che sono gravi”. Ma è l’intera relazione del capo dell’Anac ad essere un documento a tratti inquietante, se letta con un occhio all’attualità (cioè alla tangentopoli di Genova).
Il boom degli affidamenti diretti
Per Busìa, nel 2023 abbiamo assistito a un boom degli affidamenti diretti, che hanno superato la soglia del 90% del numero totale degli appalti. Ma l’autorità anticorruzione stigmatizza anche l’ingiustificato ricorso ai subappalti, “anche quando non servono lavorazioni particolari”. E ancora, Anac sottolinea la necessità “di procedere con la direttiva europea Anticorruzione (stoppata in Italia)” e, sulla scorta dei fatti di Genova, la stringente necessità di una legge che regolamenti le lobby e i rapporti tra player economici e decisori politici.
Per Anac è necessaria una legge sulle lobby
“Nonostante i solleciti, nel nostro Paese manca ancora una disciplina organica sulle lobby”, ha spiegato il presidente, “Una normativa che si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, (…) Spetterà poi al decisore pubblico scegliere, assumendosi davanti a tutti la responsabilità di aver favorito una opzione invece che un’altra”. Non solo, per Busìa “occorrerà inoltre assicurare, con specifici obblighi dichiarativi, assoluta trasparenza su ogni eventuale beneficio, diretto o indiretto, anche non finanziario, che il decisore pubblico o le persone a lui vicine possano ricevere dai soggetti a vario titolo interessati alle sue decisioni, fissando ovviamente anche limiti, divieti e adeguate sanzioni”. Un passaggio che forse sarà arrivato fino a casa-Toti…
Lo scandalo della Diga Foranea di Genova: costi esplosi e lavori a rischio
Busìa ha poi voluto dedicare un capitolo alla questione Diga Foranea di Genova, l’appalto più ingente previsto da Pnrr. E non è stato un accenno positivo, ma l’esempio del paradosso italiano… “In Italia sono state introdotte disposizioni che, oltre a limitare il grado di controllabilità delle procedure, se non adeguatamente presidiate, rischiano di provocare significativi aumenti dei costi dei contratti. Si pensi, oltre che ai mancati risparmi derivanti dalla compressione della concorrenza, alle disposizioni che, in caso di annullamento degli affidamenti finanziati dal Pnrr, non prevedono la caducazione del contratto affidato illegittimamente, ma riconoscono il diritto al risarcimento agli operatori pretermessi, col risultato che la stazione appaltante finisce per dover remunerare entrambi. È quanto rischia di accadere per la Diga Foranea di Genova, sulla quale l’Autorità è recentemente intervenuta”.
Capitolo Affidamenti diretti: nel 2023, gli affidamenti diretti hanno rappresentato, per numero, oltre il 90% del totale (78% se si escludono i contratti sotto i 40.000 euro). La percentuale sale oltre il 95% se si considerano anche le procedure negoziate. Per il presidente Anac, “il nuovo Codice, oltre a non prevedere l’obbligo di avvisi o bandi per i lavori fino a 5 milioni di euro, consente di acquistare beni o affidare servizi fino a 140.000 euro senza neanche il vincolo di richiedere più preventivi. In sede di discussione della normativa, avevamo evidenziato il conseguente rischio di affidamenti agli operatori più vicini e collegati, invece che a quelli più meritevoli, con un prevedibile aumento dei costi. Auspichiamo che tale orientamento trovi adesso riconoscimento normativo”.
Per l’Anac troppi i subappalti a cascata ingiustificati
E circa i subappalti “risulta cruciale una vigilanza rigorosa, posto che i rischi appaiono crescenti man mano che si scende lungo la catena degli affidamenti e dei sub-affidamenti. Quando non vi è una giustificazione legata a lavorazioni o funzioni particolari, nei subappalti a cascata a perdere qualcosa sono spesso sia i lavoratori, sia le imprese subappaltatrici, sia la stessa stazione appaltante. Sforzi ulteriori nel corretto dimensionamento degli affidamenti sono possibili e doverosi”.