Nicusor Dan è il nuovo presidente della Romania. Con il 99% delle schede scrutinate, il sindaco centrista di Bucarest ha ottenuto una netta vittoria al ballottaggio delle elezioni presidenziali, superando di oltre otto punti percentuali il rivale di estrema destra George Simion. Secondo i dati diffusi dall’autorità elettorale centrale, Dan ha conquistato il 54,2% delle preferenze, contro il 45,8% del leader dell’Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR).
Dan, indipendente e dichiaratamente filo-europeo, ha costruito la sua popolarità nei due mandati da sindaco della capitale, distinguendosi per la sua lotta alla corruzione nel settore edilizio. Dopo l’annuncio dei risultati, ha dichiarato che «hanno vinto gli elettori che cercano un cambiamento profondo, istituzioni funzionanti, meno corruzione, un’economia prospera e una società basata sul dialogo, non sull’odio».
Simion si arrende, ma non si placa la tensione
George Simion, che si era autoproclamato vincitore già ieri sera, ha ammesso la sconfitta solo questa mattina. «Potremmo aver perso una battaglia, ma di certo non perderemo la guerra», ha scritto su X, alimentando comunque le tensioni tra i suoi sostenitori. Nelle ultime ore, infatti, erano circolati appelli a manifestare contro presunti brogli e si parlava apertamente di una “protesta nazionale” nel caso in cui “avessero cercato di rubare la vittoria al popolo rumeno”.
Il risultato del ballottaggio arriva dopo che Simion aveva sorpreso tutti al primo turno del 4 maggio, piazzandosi in testa e provocando il crollo del fragile governo di coalizione tra i Socialdemocratici e i Liberali. Il voto anticipato al secondo turno ha però ribaltato lo scenario, anche grazie a una massiccia mobilitazione dell’elettorato giovanile e della diaspora rumena.
Elezione cruciale per il futuro dell’Europa orientale
L’affluenza al ballottaggio ha raggiunto quasi il 65%, ben al di sopra del 53% registrato al primo turno. Un dato che, secondo molti analisti, ha giocato a favore del candidato europeista. L’esito del voto viene già definito dagli osservatori come uno spartiacque nella storia recente del Paese. La Romania, infatti, si trova in una fase delicata sul piano economico e geopolitico, e il nuovo presidente avrà un ruolo centrale nel nominare il prossimo primo ministro e facilitare la formazione di una nuova coalizione di governo.
La sconfitta di Simion – considerato vicino alle posizioni ultranazionaliste e dichiarato ammiratore di Donald Trump – è stata salutata con sollievo in molte cancellerie europee. Il suo partito AUR, che si proponeva come “alleato naturale” del movimento Maga negli Stati Uniti, avrebbe potuto rappresentare una sfida alla coesione interna dell’Unione Europea, soprattutto in un momento di crescenti tensioni internazionali.
Con la vittoria di Dan, la Romania sembra invece scegliere la strada della stabilità democratica e dell’integrazione europea. Un messaggio chiaro, arrivato dalle urne, in un’epoca in cui populismo e radicalismo sembravano destinati a dominare la scena.