Altri guai per i fiscalisti della Lega. Sigilli alle ville di Di Rubba & C. Per il gip le case sono state pagate con soldi pubblici. Salvini minimizza: non è preoccupato, solo incuriosito

Uno dopo l’altro, si vanno ad incastrare i tasselli dell’inchiesta sulla compravendita a prezzo gonfiato dell’immobile di Cormano. Come in un puzzle complesso e imprevedibile, ieri la Guardia di Finanza ha messo i sigilli alle “due belle ville sul lago” di Garda, come le ha definite il commercialista Michele Scillieri in un’intercettazione, ritenute nella disponibilità dei colleghi Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba (nella foto). Stando a quanto si legge nel dispositivo di sequestro, gli immobili dei due fiscalisti della Lega, entrambi finiti ai domiciliari per effetto dello scandalo della Lombardia film commission, sono il risultato del peculato a loro contestato. A chiedere questo provvedimento è stata la Procura di Milano, diretta dal procuratore Francesco Greco, che sostanzialmente sospetta che parte degli 800mila euro di soldi pubblici incassati dalla fondazione lombarda, sono poi stati usati per l’acquisto dei due appartamenti – del valore complessivo di 600mila euro – al Green Residence Sirmione di Desenzano del Garda.

IL PROVVEDIMENTO. Come messo nero su bianco, il gip di Milano, Giulio Fanales, ha dato il via libera alla richiesta di “sequestro preventivo finalizzato alla confisca” della villa Bouganville “ubicata a Desenzano del Garda presso il Green Residence Sirmione” nei limiti “dell’importo di 144.570 euro” e della villa “Tigli”, sempre all’interno dello stesso complesso, per un valore di “163.429,82 euro”. Questo perché appare evidente che l’unico obiettivo dell’acquisto delle due villette, prosegue il giudice nel suo ragionamento, è relativo “al reinvestimento del profitto proveniente dal peculato”.

Proprio quanto sostiene da tempo l’accusa secondo cui il denaro arrivato dal Pirellone e affidato all’ente cinematografico, nel 2017 guidato proprio da Di Rubba, arriva prima ad Andromeda, una srl di Michele Scillieri ossia l’altro commercialista finito nell’inchiesta, e dopo un lungo giro di società e bonifici, sarebbe stato bonificato in parte alla Taaac di Di Rubba e Manzoni che doveva occuparsi di investimenti immobiliari. “L’analisi del materiale istruttorio offre plurimi elementi dotati di forte valenza indiziaria nel senso di interpretare la complessa architettura societaria utilizzata, come mero strumento volto al drenaggio delle risorse pubbliche” continua l’atto.

Sempre secondo il gip appare chiaro che “la Taaac veniva costituita soltanto in funzione di quell’operazione commerciale complessiva, rappresentata dall’acquisto dei due immobili in questione, in ciò esaurendosi dunque la sua stessa ragion d’essere” come testimonia anche il fatto che la società Taaac “difetta di risorse finanziarie proprie” e “difetta di ogni fattore di produzione”. Ma il decreto, dotato di ben 40 pagine, non si limita ad analizzare la sola vicenda delle due villette e, anzi, ribadisce l’ipotesi della Procura secondo cui l’intera operazione immobiliare relativa all’acquisto del capannone di Cormano, nel milanese, “risulta priva di una reale giustificazione economica, manifestandosi viceversa quale schermo giuridico dietro il quale occultare l’unico intendimento perseguito, ossia la distrazione del fondo erogato dall’ente pubblico”, cioè Lombardia film commission, “a favore dell’allora presidente Di Rubba e dei suoi complici, fra i quali in primo luogo Manzoni”. Insomma con questo provvedimento l’inchiesta crea altro imbarazzo al Carroccio anche se Matteo Salvini continua a minimizzare negando di essere preoccupato ma dicendosi “al massimo incuriosito”.