Altro che caso montato ad arte. Renzi inciampa su Leone. Di Nicola (M5S): “Ora una commissione sui soldi ai partiti. Così Salvini chiarirà sui 49 milioni spariti della Lega”

“Renzi ha fatto bene a chiedere un dibattito pubblico, qui al Senato, sui finanziamenti alla politica. Ma se questo doveva essere il tema al centro della discussione, tra la citazione sbagliata della vicenda che portò alle dimissioni dell’ex presidente della Repubblica Leone e quella dei discorsi di Craxi in Parlamento, direi che forse la sede scelta per il suo intervento non è stata la più felice”. Non ha dubbi il senatore M5S, Primo Di Nicola. Che prima di entrare in Parlamento, da giornalista de L’Espresso non solo partecipò in prima persona all’inchiesta che portò alle dimissioni dell’allora Capo dello Stato Leone, ma denunciò con decine di articoli e inchieste gli scandali che hanno segnato negli anni la storia del finanziamento pubblico e privato ai partiti.

Senatore, ha sentito il suo collega Renzi? Più che un intervento in un’aula parlamentare, sembrava un’arringa in un’aula di tribunale contro la magistratura non crede?
“Il senatore Renzi pone questioni dal suo punto di vista legittime. Ma se dovevamo parlare del finanziamento pubblico ai partiti e dell’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sul tema, la sede non era forse la più opportuna”.

Nel suo intervento, Renzi si è spinto a citare persino Craxi e il caso Leone. Un caso quest’ultimo che lei conosce bene…
“Vero, essendo io oggi l’unico autore ancora in vita di quella inchiesta giornalistica pubblicata dal settimanale L’Espresso”.

Ma Renzi ha detto che Leone fu costretto a dimettersi per “uno scandalo”, quello della Loockheed, “montato ad arte” dai media…
“Una citazione sbagliata. Leone fu costretto a dimettersi per un’inchiesta giornalistica documentata sulla sua situazione fiscale: in quegli anni, le sue spese per miliardi di lire non trovavano giustificazione se rapportate alle entrate documentate dalle dichiarazioni dei redditi. Tanto che, non solo il Pci, ma anche la Dc gli chiese di abbandonare la Presidenza della Repubblica per non fare velo alle istituzioni. Francamente non ho capito neanche la ragione per la quale Renzi ha richiamato i discorsi epocali su Tangentopoli dell’allora leader socialista, Bettino Craxi”.

E come mai?
“Perché Craxi ammise che i socialisti si finanziavano illecitamente come tutte le altre forze politiche allora presenti in Parlamento. Come, d’altra parte, non capisco l’attacco frontale di Renzi alla magistratura e alla stampa. Un uomo politico, se ha ragioni da difendere, può farlo nelle aule di tribunale. Personalmente, quella del Senato, ieri l’avrei sfruttata per stare al tema del finanziamento dei partiti. Magari per mettere in piedi un sistema di controlli più efficace sui loro bilanci”.

E come?
“Potenziando innanzitutto la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici, alla quale la legge Spazzacorrotti del ministro Bonafede ha demandato anche il compito di verificare oltre ai bilanci dei partiti anche quelli delle fondazioni ad essi equiparabili. Ma che, al momento, non ha risorse e mezzi sufficienti per poter operare. Cominciamo col dotarla del personale necessario per farla funzionare come dovrebbe. E magari demandiamo alla Corte dei Conti il compito di verificare bilanci e documenti contabili”.

Quindi, ben venga la commissione d’inchiesta sul finanziamento dei partiti?
“Siamo noi Cinque Stelle i primi a chiederla. Per ricostruire la storia di quel grande inganno del finanziamento pubblico – abolito con il referendum del 1993 che incassò il 93% di consensi ma reintrodotto sotto le mentite spoglie dei rimborsi elettorali pochi mesi dopo – tradottosi in un immane saccheggio di risorse pubbliche e scandali di ogni genere”.

Per esempio?
“La casistica è enciclopedica. Dallo scandalo dei finanziamenti alla Margherita, che vide protagonista l’allora tesoriere, Luigi Lusi, alle mazzette incassate dai rivoluzionari padani, quelli che promettevano di mettere a ferro e fuoco Roma Ladrona, e che ora invocano pure i pieni poteri. Parliamo dei 200 milioni di lire incassati dalla Montedison dal braccio destro di Umberto Bossi, il mitico Alessandro Patelli, che i suoi compagni di partito chiamavano il pirla. O magari dei diamanti dell’ex tesoriere del Carroccio, Belsito, della laurea del figlio del fondatore e della rinoplastica dell’ultimogenito del Senatùr, primo caso di naso parastatale, come lo definì un noto commentatore, pagato con i soldi dei rimborsi elettorali. Ecco, di tutto questo dovrebbe occuparsi la commissione d’inchiesta parlamentare. Ma non solo”.

Di che altro?
“Sarebbe anche l’occasione per fare chiarezza sulla trattativa moscovita per la partita petrolifera trattata dal signor Savoini, come risulta dai nastri registrati all’Hotel Metropol, per finanziare la campagna elettorale della Lega. E magari Salvini ci darà finalmente spiegazioni anche sui 49 milioni di euro di rimborsi elettorali non dovuti, ma incassati dal Carroccio, che i magistrati stanno ancora inseguendo. Ecco di cosa è fatta la storia dei finanziamenti pubblici e privati ai partiti. Di questo dovrebbe occuparsi il dibattito voluto da Renzi, oggi al centro di polemiche per la fondazione Open, vicenda che mi auguro potrà chiarire nelle sedi opportune”.

Eppure, c’è chi, in questa legislatura, ha presentato dei disegni di legge per reintrodurlo…
“Noi, ovviamente, siamo contrari. Le forze politiche devono misurare e basare le proprie iniziative sull’autofinanziamento. Magari quello dei comuni cittadini e non quello dei grandi gruppi industriali e finanziari che, puntualmente, come la storia insegna, poi presentano il conto per tutelare i propri interessi”.

La politica, però costa?
“E’ vero, ma non mancano gli esempi virtuosi. La politica si può fare anche raccogliendo microdonazioni senza spendere necessariamente milioni. Io vengo dall’Abruzzo, dove il Movimento ha eletto undici parlamentari. Un successo ottenuto semplicemente autotassandoci e spendendo in tutto 35mila euro. Una cifra che, in un qualunque partito, si sborserebbe per organizzare una cena elettorale.