Altro che fine del capitalismo clientelare. Nel Cda dell’Enel c’è un esercito di renziani, alfaniani e amici degli amici. Alla faccia del merito

di Stefano Sansonetti

Altro che fine del capitalismo clientelare e di relazione, come ha di recente strombazzato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Basta vedere quello che è successo negli ultimi tempi in Enel ed estrarne un’immagine plastica di quello che è ancora oggi il Paese. L’ultimo incredibile caso è quello dell’alfaniano Alfredo Antoniozzi, già eurodeputato del Popolo della libertà e coordinatore provinciale di Forza Italia a Roma, che ieri è stato indicato nel consiglio di amministrazione del colosso elettrico in quota Ncd, facendo strame di ogni logica anche lontanamente meritocratica. Ma la carrellata offerta dall’Enel negli ultimi anni è a dir poco lunga. Basti pensare che nel consiglio della società quotata c’è già da un anno Alberto Bianchi, avvocato pistoiese a tal punto vicino a Renzi da essere anche presidente della fondazione Open (quella che organizza la “renzianissima” Leopolda) e da finanziarla personalmente con 30.400 euro. Molto più di un consigliere di amministrazione, oggi anche a capo dell’organismo di vigilanza di Terna, Bianchi è uno degli organizzatori “economici” più influenti nell’entourage renziano.

GLI ALTRI
Anni fa esplose il caso di Gianfranco Tosi, ex sindaco leghista di Busto Arsizio, finito nel cda della società elettrica proprio su indicazione del Carroccio. Bisogna risalire agli anni ’90, invece, per recuperare il nome di Chicco Testa, diventato presidente dell’Enel dopo due legislature alla Camera nelle file del Pci-Pds. E che dire di Mauro Miccio, manager per tutte le stagioni, da un certo punto in poi vicinissimo all’ambiente del Pdl-Forza Italia? Per lui, in momenti diversi e separati, l’Enel ha rappresentato una comodo parcheggio per ben due consiliature. E una menzione non può non essere riservata anche a un altro ex presidente, Piero Gnudi, “nato” ai tempi dell’Iri con Romano Prodi ma poi sponsorizzatissimo all’interno del colosso elettrico da Pierferdinando Casini, almeno nel momento in cui l’ex leader dell’Udc contava ancora qualcosa. Per carità, sarebbe ingiusto e riduttivo dire che soltanto nel consiglio di amministrazione dell’Enel hanno trovato terreno fertile clientele politiche e amicizie di ogni sorta. Ma non c’è dubbio che l’ultimissima operazione, quella che ha portato all’indicazione dell’alfaniano Antoniozzi nel consiglio di amministrazione, dimostra una volta di più che la sbandierata fine di certe filosofie da capitalismo clientelare è solo una chiacchiera da bar. Tra l’altro Antoniozzi va a sostituire in Enel l’altro alfaniano Salvatore Mancuso, in perfetto stile-bilancino da prima repubblica. Ma di tutto questo nello storytelling di Renzi non ci sarà mai traccia.

Twitter: @SSansonetti