Altro che incastrare Conte. I verbali del Cts su Nembro e Alzano svelano l’inerzia di Fontana. Palazzo Chigi ha agito per evitare il peggio, il Pirellone no

“Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa anche in questi due comuni” con lo scopo di “limitare la diffusione dell’infezione nelle aree contigue”. È il 3 di marzo quando il Comitato tecnico-scientifico raccomanda al governo di istituire una zona rossa, sulla scorta di quanto già fatto coi dieci comuni del Lodigiano e con Vo’ Euganeo, anche nella Bassa Valseriana. A preoccupare sono soprattutto i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, dove poi si consumerà una vera e propria strage.

“I due comuni – scrivono nella nota – si trovano in stretta prossimità del capoluogo e hanno una popolazione rispettivamente di 13.639 e di 11.522. Ciascuno dei due paesi ha fatto registrare attualmente oltre 20 casi, con molta probabilità ascrivibili a un’unica catena di trasmissione. Ne risulta, pertanto, che l’R0 è sicuramente superiore a 1“. Conclusione: l’area “costituisce un indicatore di alto rischio di ulteriore diffusione del contagio”.

IL QUADRO. Ed è per questa ragione che nella giornata di ieri è scoppiata il finimondo: per alcuni media e per le opposizioni è la prova provata della responsabilità di Giuseppe Conte e del governo tutto. “Adesso che la verità sulla mancata zona rossa in Val Seriana è emersa, scritta nero su bianco dal Comitato Tecnico Scientifico, il premier Giuseppe Conte abbia il coraggio e la dignità per assumersi i suoi errori”, ha detto tronfio Paolo Grimoldi, deputato della Lega e segretario del Carroccio in Lombardia. Eppure c’è qualcosa che non torna. Quando il documento arriva sul tavolo di Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio chiede al Cts “ulteriori approfondimenti”. Lo conferma lui stesso in un’intervista a di quei giorni al Fatto Quotidiano: “La sera del 3 marzo il Comitato tecnico scientifico propone per la prima volta la possibilità di una nuova zona rossa per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro”.

E ancora: “Mi arriva la sera del 5 marzo (l’approfondimento, ndr) e conferma l’opportunità di una cintura rossa”. Ovviamente c’è un’indagine in corso che rivelerà se ci sono responsabilità penali e, soprattutto, a chi sono imputabili. Ma resta un fatto: Attilio Fontana e la sua giunta non possono ora lavarsi le mani ed autoassolversi. Lo dice chiaramente il consigliere regionale del Movimento cinque stelle Marco Degli Angeli. “È sotto gli occhi di tutti – spiega interpellato da La Notizia – Nel pieno dell’emergenza c’è chi, come Conte, ha agito magari anche con un eccesso di prudenza allargando tempestivamente il lockdown a tutta Italia; e chi invece ha deciso di non decidere come Fontana. Ed è paradossale se si pensa che parliamo proprio di chi vuole l’autonomia e l’indipendenza regionale: con che faccia chiedono questo se poi la sola cosa che sanno fare è o non decidere o fare come Ponzio Pilato?”.

IL PRECEDENTE. Il ragionameto di Degli Angeli è avvalorato anche da un’interrogazione che lo stesso pentastellato ha depositato in Consiglio regionale e che riguarda un clamoroso precedente: il 23 febbraio 2020, infatti, “il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana in occasione di un collegamento telefonico avrebbe individuato ulteriori 9 Comuni da includere nella zona rossa compresi tra le province di Lodi e Cremona” e tuttavia “è fatto notorio che questo progetto di estensione non ha mai visto la luce e non si è mai effettivamente concretizzato”. Esattamente come accaduto alcuni giorni dopo a Nembro ed Alzano. E in questo caso le responsabilità della Regione sembrerebbero lapalissiane. Vedremo cosa dirà la magistratura.