Il completo fallimento del modello Albania è stato sancito dalla Corte Ue, ma era già da tempo anche nei numeri. E a dimostrarlo sono anche i numeri di oggi, quelli delle persone attualmente presenti nel cpr di Gjader. Sono appena 27, che potrebbero essere facilmente collocate nei centri presenti sul territorio italiano. Il che rende non giustificato il loro trasferimento in Albania, come sottolineano Stefano Anastasia (Garante dei detenuti della Regione Lazio) e Valentina Calderone (Garante di Roma Capitale).
I due hanno visitato il centro di permanenza per i rimpatri e il carcere di Gjader, in Albania, confrontandosi anche con alcuni degli ospiti della struttura. La buona notizia è che “le risorse umane, professionali e finanziarie a disposizione dell’ente gestore, consentono al momento un trattamento adeguato dei trattenuti”. Il problema resta che il trasferimento non è ritenuto giustificato.
Il completo flop del modello Albania
Le difficoltà sono comunque inevitabili, come quelle “per i rapporti con i familiari e i legali, dovute alla collocazione del Centro in territorio albanese”. E si segnalano anche “potenziali rischi per l’assistenza sanitaria, laddove non dovesse essere sufficiente quella prestata all’interno del Centro”. E, inoltre, “manca qualsiasi opportunità di attività nelle lunghe giornate all’interno del Cpr”.
Il centro è sotto la responsabilità della prefettura di Roma, motivo per cui i due garanti di Roma e del Lazio hanno visitato la struttura. I due garanti spiegano che il Cpr ha 144 posti regolamentati, con una capienza di 96 posti disponibili. E attualmente “è inutilizzata la parte della struttura destinata ai richiedenti asilo appena sbarcati, che può ospitare fino a 880 persone”.
Da quando il centro è stato utilizzato come Cpr, ovvero da aprile, sono transitate 140 persone e ne sono uscite 113: 40 per mancata proroga del trattenimento, 37 perché rimpatriati, 15 per inidoneità sanitaria al trattenimento, 7 per riconoscimento della protezione internazionale e altre per motivi diversi, come il trasferimento in altri Centri o la sospensiva del decreto di espulsione. Numeri che secondo i garanti non giustificano la creazione di un centro in Albania, trattandosi di cifre esigue e che avrebbero permesso di ospitare questi migranti nei centri già presenti in Italia.