Altro che Nobel per la pace, il Pentagono si “prepara alla guerra”: “Dobbiamo vincerla”

Il capo del Pentagono, Pete Hegseth, lo dice chiaramente: gli Stati Uniti si stanno preparando alla guerra "per vincerla".

Altro che Nobel per la pace, il Pentagono si “prepara alla guerra”: “Dobbiamo vincerla”

Altro che Nobel per la pace. Mentre Donald Trump torna a insistere sui suoi presunti meriti e sul fatto che dovrebbe vincere il premio per aver fermato sette guerre (almeno stando a quanto sostiene lui stesso), gli Stati Uniti si preparano in ogni modo alla guerra. E non potrebbe dirlo più chiaramente il capo del Pentagono, Pete Hegseth, che lancia una vera e propria rivoluzione a Quantico, davanti ai generali statunitensi. “Il nostro compito è prepararsi alla guerra e vincerla”, afferma pur non spiegando quale guerra nello specifico.

Hegseth lancia il dipartimento per la Guerra e la lotta al woke

In questo “momento cruciale” – prosegue Hesgeth – l’obiettivo è la “pace attraverso la guerra”. Il capo del Pentagono attacca chi ha governato prima di Trump: “Leader politici sciocchi e sconsiderati hanno impostato la bussola sbagliata e abbiamo perso la strada, siamo diventati il dipartimento woke”. Sotto accusa finisce il woke, classico argomento dei sovranisti Usa. Che il capo del Pentagono spiega così: “Per troppo tempo abbiamo promosso leader per le ragioni sbagliate: in base alla loro razza, alle quote di genere, ai cosiddetti primati storici”. Ora, a suo giudizio, tutto deve cambiare. A partire dal nome del dipartimento: non più della Difesa, ma della Guerra: “L’era del dipartimento della Difesa è finita”.

E per sconfiggere il woke, a suo giudizio, bisogna dire “basta alle barbe, capelli lunghi e superficialità nell’espressione individuale” nelle forze armate Usa. Perché, aggiunge, è “inaccettabile vedere generali e ammiragli grassi nei corridoi del Pentagono”. Trump ribadisce poi la linea: “Vogliamo la guerra perché non vogliamo guerre, ma a volte bisogna farla”. Ma i vertici militari statunitensi sembrano preoccupati dalla nuova strategia di Hegseth, considerata “miope e potenzialmente irrilevante” di fronte alle decisioni di Trump in politica estera. Tra le più critiche più accentuate, ci sono quelle riguardo alla strategia sulle minacce in patria, mentre la Cina si rafforza militarmente. Dubbi anche sul ridimensionamento del ruolo degli Usa in Africa ed Europa