Ambasciatore ucciso in Congo. Sotto accusa la mancata scorta Onu. Per le Nazioni Unite l’itinerario era stato verificato. L’autopsia avvalora l’ipotesi dello scontro a fuoco

Ambasciatore ucciso in Congo. Sotto accusa la mancata scorta Onu. Per le Nazioni Unite l’itinerario era stato verificato. L’autopsia avvalora l’ipotesi dello scontro a fuoco

Attentato o tentativo di rapimento finito in tragedia. Dopo 24 ore dall’omicidio dell’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere 30enne Vittorio Iacovacci, e dell’autista del convoglio del World Food Programme nel quale viaggiavano, Mustapha Milambo, non solo manca ancora una verità ma resta incerto perfino il movente. Anzi minuto dopo minuto il caso sembra ingarbugliarsi con le – poche – certezze che si sgretolano una dopo l’altra.

Già perché quelli che fino a ieri erano considerati i principali indiziati del triplice assassinio, ossia le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Fdlr), hanno smentito qualsiasi coinvolgimento per poi chiedere alle autorità congolesi di far luce sull’accaduto, puntando il dito su un coinvolgimento delle forze militari regolari del Congo e del Ruanda.

IL DOLORE. Così mentre la Procura di Roma apre un fascicolo per chiarire cosa sia realmente accaduto, le autorità congolesi hanno inviato un emissario in Italia per consegnare una lettera al premier Mario Draghi al fine di assicurare il massimo impegno per la ricerca della verità. L’unica certezza è che oggi sulle salme, rientrate nella nottata di ieri all’aeroporto di Ciampino, sono state effettuate le autopsie per  cercare di capire in che modo e come siano morti i due italiani.

Le prime risultanze dell’esame autoptico avvalorano l’ipotesi dello scontro a fuoco e non dell’esecuzione. Attanasio è stato raggiunto da diversi colpi all’addome, mentre Iacovacci è stato colpito nella zona del fianco e, poi, alla base del collo dove è stato individuato un proiettile di un Kalasnikov. Il militare ha anche multifratture all’avambraccio sinistro.

Indagini, quelle dirette dal procuratore Michele Prestipino, che proseguono su un doppio binario perché mentre si cerca di capire chi siano i responsabili dell’omicidio, i magistrati intendono anche stabilire se sono stati rispettati tutti i protocolli di sicurezza previsti per le missioni umanitarie nei territori a rischio.

Sospetti che un responsabile dell’Onu ha provato a fugare spiegando che la strada nella quale è avvenuto l’attacco “è convalidata senza scorta ma con l’obbligo di un convoglio di almeno due auto” e che il viaggio sarebbe stato segnalato alle autorità locali. Peccato che quest’ultime hanno smentito di essere state informate e non si spiegano come mai il convoglio non fosse scortato.

Per il momento gli inquirenti congolesi sono convinti di aver capito la dinamica dei fatti. Sostanzialmente gli aggressori hanno attaccato il convoglio a Kibumba, a pochi chilometri da Goma. “Erano sei, in possesso di cinque Kalashnikov e di un machete” rivelano le autorità del Paese, e “dopo aver ucciso uno degli autisti, hanno costretto le persone a scendere dai veicoli per seguirli nel Parco” e sequestrarli.

Gli stessi inquirenti hanno poi negato le indiscrezioni secondo cui l’ambasciatore e il carabiniere sarebbero rimasti vittime del fuoco amico durante l’intervento delle forze di sicurezza del Paese. “Le Forze armate congolesi si sono messe alle calcagna del nemico” ma “a 500 metri, i rapitori hanno tirato da distanza ravvicinata sulla guardia del corpo, deceduta sul posto, e sull’ambasciatore, ferendolo all’addome” che sarebbe spirato dopo un’ora di agonia.

Una vicenda dolorosa per la quale ieri la Camera dei Deputati ha voluto ricordare i caduti. “Siamo addolorati e costernati per questo atto di incomprensibile e vigliacca ferocia contro due nostri connazionali che erano impegnati, nell’ambito dei propri ruoli, in un’azione internazionale di sostegno e di solidarietà nei confronti della popolazione locale”, ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, che ha poi espresso “riconoscenza ed apprezzamento” all’Arma dei Carabinieri che “con professionalità e dedizione esercita i propri doveri d’ufficio anche nei contesti più difficili di tutto il mondo”.