All’Anas spunta l’uomo di Ciucci. Spinto pure dal 5S Cancelleri. Dibennardo tra i papabili per la poltrona di Ad

Spinto pure dal sottosegretario 5S Cancelleri. Ugo Dibennardo è tra i papabili per la poltrona di Ad di Anas dopo l'uscita di scena di de Carolis.

All’Anas spunta l’uomo di Ciucci. Spinto pure dal 5S Cancelleri. Dibennardo tra i papabili per la poltrona di Ad

È ancora lui Giancarlo Cancelleri, sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, a irritare i suoi colleghi. Questa volta la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza dei pentastellati è il dossier Anas. Il sottosegretario siciliano starebbe brigando perché sulla poltrona di amministratore delegato della società stradale arrivi Ugo Dibennardo, manager interno di lungo corso.

Ora che è saltata, dopo la ferma opposizione dei partiti di maggioranza e opposizione, l’ipotesi come ad di Ugo de Carolis (leggi l’articolo), uomo di fiducia dei Benetton, la parola torna nuovamente al Cda. Ebbene i due nomi in lista per la carica – alla presidenza dovrebbe arrivare Edoardo Valente, generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza – sono appunto Dibennardo e Massimiliano Bianco, ex di Ferrovie e già alla guida di Iren. Cancelleri, appunto, sta sponsorizzando l’arrivo del manager cresciuto in Anas provocando la reazione, a dir poco, stizzita dei pentastellati. Perché?

E’ presto detto. Dibennardo era tra i preferiti dell’ex numero uno dell’Anas, Pietro Ciucci. Per sei anni, dal 2008 al 2013, ha guidato il compartimento Anas della Sicilia, vale a dire la regione con il maggior numero di strade dissestate e chiuse, ponti e viadotti crollati o pericolanti perché costruiti male o perché non curati con la manutenzione necessaria. E i grillini non ci stanno. Secondo la stessa logica con cui hanno bocciato come irricevibile la nomina di un uomo dei Benetton ora dicono no a un uomo di Ciucci, la cui era all’Anas è stata segnata da polemiche feroci sulla gestione della rete viaria italiana, flagellata da continui crolli e da ritardi nei lavori.

Polemiche che hanno portato lo stesso Ciucci nel 2015 a rassegnare le dimissioni per non essere cacciato. Il grande boiardo di Stato, peraltro, fu anche indagato per abuso d’ufficio per i ritardi e le anomalie nella costruzione della statale Maglie-Leuca e si ritrovò a difendere la reputazione della società stradale finita sotto la lente dell’Autorità nazionale anticorruzione per la vicenda del crollo del viadotto siciliano Scorciavacche e citata più volte nell’ordinanza dell’inchiesta Sistema, quella che portò all’arresto dell’ex capo struttura di missione delle Infrastrutture Ercole Incalza e alle dimissioni dell’allora ministro Maurizio Lupi.

Ciucci è stato anche numero uno della società Stretto di Messina e della costruzione del Ponte ne faceva quasi una questione di vita o di morte. Più o meno come Cancelleri. E qui tocchiamo un altro dei motivi per i quali il sottosegretario è sempre più mal tollerato dai suoi colleghi del M5S. Nonostante sappia che i Cinque Stelle siano contrari di fatto alla costruzione del Ponte, Cancelleri continua a invocarlo.

“Questo governo, e il ministro Enrico Giovannini l’ha già detto, entro l’estate dipanerà la matassa anche con l’aiuto del Parlamento, per quanto riguarda l’attraversamento stabile dello Stretto. Non facciamoci prendere dalla scelta della singola soluzione tecnologica altrimenti si diventa tifosi di qualcosa che non appartiene a nessuno. Abbiamo bisogno di affrontare il tema con serietà, e questo non significa essere tifosi del ponte a una, a due a tre campate o del tunnel. Bisogna essere tifosi delle infrastrutture”, ha detto da Palermo il 28 luglio.

“Con queste opere supereremo il danno dell’insularità perché andremo oltre l’insularità: non collegheremo la Sicilia alla Calabria, ma con il mondo redendo il nostro Paese più competitivo a livello mondiale”. E non finisce qui. Sempre quel giorno ha sganciato un’altra bomba. Per la “sua Sicilia” ha lanciato l’idea di replicare a livello regionale quanto sta avvenendo a livello nazionale con il governo Draghi. “Abbiamo un asse fra il M5S e il Pd, però, credo che bisognerà allargare questo fronte a un’area moderata. Che poi il modello sia Draghi o Conte o un altro – ha detto Cancelleri – mi pare che il concetto sia chiaro: unire i migliori pezzi di questa Regione per riuscire a portare avanti delle sfide importanti”.

Che sia modello Draghi, con anche la Lega dentro, o modello Ursula, con il Carrocccio fuori, le sue affermazioni hanno fatto venire immediatamente l’orticaria ai pentastellati siciliani e continentali che già mal tollerano la grande ammucchiata dell’attuale esecutivo. Ora l’ennesima provocazione: tifare per un uomo di Ciucci alla guida operativa dell’Anas. Ma i suoi colleghi sono pronti a impedirglielo. Le chat di deputati e senatori fremono: “Questa volta Giancarlo sta davvero esagerando. Quando è troppo è troppo”.

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